Sul devastante incendio doloso che ha colpito l’isola di Pantelleria alla fine di maggio e che si è protratto per alcuni giorni causando la distruzione di ben 800 ettari di bosco, il sindaco Salvatore Gabriele vuole andare a fondo e come già annunciato all’indomani, conferma indagini in corso a tutto campo e che non ci sarà tregua per gli autori finchè non verranno presi. “Chi ha provocato questo disastro ambientale la pagherà cara - ha detto il sindaco-. Ho grande fiducia negli inquirenti. Prima o poi saranno smascherati”. Con un avviso pubblico, il primo cittadino pantesco ha comunicato alle diverse parti, tra eventuali indagati, parti offese e rispettivi legali, che il 27 luglio, a Roma, nei laboratori del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, avranno inizio gli accertamenti tecnici e chimici sui reperti presi dal luogo. Nell’avviso si informano le parti interessate che hanno la facoltà di nominare propri consulenti tecnici per presenziare agli accertamenti tecnici non ripetibili, cosa che non sarà consentita, salvo diversa indicazione dell’autorità giudiziaria, alle parti offese e agli eventuali indagati. L’incendio, il più devastate avvenuto nella storia di Pantelleria, è stato appiccato in quattro punti diversi. La prima reazione delle istituzioni nei giorni successivi all’incendio è stata quella portata avanti da Crocetta e dal ministro dell’Ambiente Galletti che hanno dato il via all’iter per la creazione del “Parco Nazionale di Pantelleria”. La proposta è stata approvata in conferenza Stato-Regione, è passata in consiglio dei ministri ed ora è alla firma del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
L’incendio - Appiccato verso le sei del pomeriggio del 28 maggio in località Monastero in breve tempo, alimentato dal forte vento, si è spinto in alto fino alla cima della Montagna, e l’indomani nelle località Dietro Isola, Martingana e Cuddia Attalora. I Vigili del fuoco del distaccamento aeroportuale sono subito intervenuti, ma ben presto non hanno più potuto fermare le fiamme che si sviluppavano in zone impraticabili con i mezzi. Si rese necessario l’intervento di un Canadair, ma intanto era diventato buio e l’aereo non ha potuto iniziare le operazioni di spegnimento. Solo la mattina dopo l'aereo ha potuto lavorare per spegnere l'incendio. Ma, le fiamme, dopo aver interessato il bosco di Montagna Grande, hanno minacciato le località di Rekale, dove sono presenti abitazioni e una cinquantina di persone, le Favare e Cuddia Antalora. Sempre a causa del vento, il fronte dell'incendio ha raggiunto anche la costa, fino a Balata dei Turchi.
Tra i danni incalcolabili, che hanno portato alla devastazione della maggior parte dei boschi, anche la rete di contenimento della strada perimetrale andata distrutta, e che era costata quasi 4 milioni di euro. L’incendio si era spinto fino al mare distruggendo quello che restava dei boschi di Balata dei turchi, fortemente compromessi da un altro incendio di qualche anno fa. Le fiamme non hanno risparmiato neanche i terreni in piena produzione a Martingana coltivati a zibibbo. Ora, a due mesi dal disastro, i primi rilievi che potranno dire qualcosa di più sulla natura dell'atto e forse sulle responsabilità degli autori.