Sarebbe un reato ormai depenalizzato (atti osceni), e non violenza privata, quello di cui sarebbe macchiato, secondo il giudice monocratico Vito Marcello Saladino, il 45enne avvocato marsalese Andrea Lentini quando, secondo l’ex segretaria, si sarebbe abbassato i pantaloni, mostrandole i genitali e iniziando a masturbarsi. Nell’emettere la sentenza, infatti, il giudice Saladino ha derubricato l’accusa da violenza privata in atti osceni. Con proscioglimento per il reato di violenza privata, ma disponendo l’invio degli atti al prefetto per la sanzione amministrativa (da 5 mila a 30 mila euro) per gli atti osceni. L’ex segretaria (la 34enne G.M.A.) ha raccontato che il 27 marzo 2009, tra le 18 e le 18.15, dopo che il suo datore di lavoro si sarebbe abbassato i pantaloni, sarebbe subito fuggita. Anche se dai carabinieri, per sporgere denuncia, si recò solo alcuni giorni dopo. Nel processo, poi, è emerso che la donna non avrebbe fatto alcuna telefonata al fidanzato subito dopo il fatto. Ad affermarlo, in aula, è stato il maresciallo dei carabinieri Agnese Saracino, che ha detto che dall’esame dei tabulati telefonici di quel pomeriggio “non risultano” telefonate da parte della segretaria al suo fidanzato subito dopo le 18. E questo appare un po’ strano. E’ stato il fidanzato, invece, a chiamarla alle 18.39. Un testimone (Angelo Di Girolamo) ha, inoltre, parlato di un rimprovero, qualche giorno prima, dell’avvocato Lentini alla segretaria, perché sorpresa ad “origliare” dietro una porta dello studio. Dunque, un possibile motivo di risentimento. Elementi, però, non giudicati sufficienti dal giudice per sentenziare un’assoluzione piena. E per questo ha esternato la sua “insoddisfazione” l’avvocato difensore Bartolomeo Parrino.