A fine settembre, ma forse anche prima, dovrebbero schiudersi le uova depositate dalla tartaruga Caretta caretta nel tratto di spiaggia di una strada di Triscina di Selinunte (strada 101).
E’ un tratto molto frequentato (fortemente antropizzato, come dicono gli esperti), dove le uova avrebbero fatto una brutta fine se non fosse stato per alcuni volontari dell’Unione Nazionale Arma Carabinieri di Castelvetrano che, intorno alle due di notte dello scorso 24 luglio, hanno notato la tartaruga uscire dall’acqua e scavare tra la sabbia. Dopo aver segnalato la cosa alla Capitaneria di porto, sono infatti rimasti sul posto, allontanando alcuni cani randagi che si erano avvicinati e aspettando che l’animale tornasse in mare dopo la deposizione durata più di tre ore.
Il sito è stato poi messo in sicurezza per evitare che inconsapevoli bagnanti, nel corso del rimanente periodo estivo, potessero fare più danno dei cani randagi.
Poche settimane fa invece sono state liberate due tartarughe adulte che, dopo essersi ferite finendo nelle reti dei pescatori, sono state curate e rimesse in mare. Era stata scelta proprio la spiaggia della strada 101, secondo l’assunto che sarebbe stato il posto più adatto, dal momento che era stato preferito da mamma tartaruga per far nascere i propri piccoli. Alla fine però furono liberate a 700 metri di distanza, vicino un residence sul mare. “Un evento storico”, come lo ha definito il sindaco Errante che ha aiutato il personale dell’istituto zoo profilattico di Palermo a mettere in spiaggia la tartaruga più pesante, tra la gente festosa con i cellulari in mano. Dopo che i più tenaci sono addirittura riusciti a toccarle, le Caretta caretta hanno preso il largo attraversando un lungo corridoio (largo un paio di metri) di persone in mare.
Oltre al dottor Santo Caracappa, direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sicilia, erano presenti anche il sottosegretario all’ambiente Barbara Degani, il Presidente della Commissione Ambiente del Senato, senatore Giuseppe Marinello, che ha poi liberato insieme alla Degani l’altra tartaruga, e la dottoressa Maria Carmela Giarratano, direttore generale della Protezione della natura e del mare, insieme a tutta la giunta municipale del Comune di Castelvetrano.
Inoltre, si legge nel comunicato del sindaco, hanno assistito alla liberazione più di un migliaio di persone, delle quali centinaia si sono immersi nelle acque “per non lasciarsi sfuggire l’occasione di poter immortalare lo storico evento”.
Ne abbiamo parlato con Andrea Brutti, dell’Ufficio fauna selvatica dell’Enpa nazionale.
Cosa può dirci su questo storico evento, dal punto di vista della protezione e del benessere dell’animale?
Tutti gli animali selvatici che sono stati curati per aver subìto dei traumi, dovrebbero essere liberati con la maggior tranquillità possibile. L’incontro per la sensibilizzazione va bene, ma la spettacolarizzazione della liberazione mette in difficoltà l’animale. Ho visto sul web video e foto al riguardo e mi è sembrato più uno spettacolo, poco basato sul profondo rispetto dell’animale. Le persone erano addirittura in acqua durante la liberazione, ad una distanza molto ravvicinata dalle tartarughe che già avevano subito delle cure.
Gli animali selvatici hanno poi un fattore stress molto elevato nel contatto con l’essere umano, che considerano un predatore e ne hanno paura.
Quali ulteriori misure si sarebbero potute attuare per garantire un maggior rispetto delle tartarughe?
Le persone dovevano essere allontanate dall’acqua, in modo da consentire agli animali di trovare in autonomia la loro strada, senza essere costrette a percorrere un corridoio obbligato. Certo, siamo contenti per il lavoro che gli enti hanno svolto per il recupero e la cura degli animali, ma l’evento è stato spettacolarizzato. In molti contesti di liberazione, proprio per evitare l’assembramento di persone, si mettono anche dei nastri a delimitare la distanza di sicurezza.
L’animale sarebbe stato certamente più contento e più tranquillo se gli fosse stato lasciato lo spazio necessario. In questo modo il valore educativo è venuto meno.
Ad Ancona è stata fatta recentemente la liberazione di una tartaruga. C’è stato un primo momento in cui la tartaruga è stata mostrata alle persone, ma poi è stata portata al largo ed à lì che è stata liberata.
La scelta della tartaruga nel depositare le uova in quel tratto di spiaggia, dimostra davvero che il tratto di mare è pulito? Insomma è una sorta di patente di balneabilità?
Assolutamente no. La scelta del luogo di deposizione non dipende dalla qualità del mare, ma dal tipo di spiaggia. Non c’è correlazione col mare pulito. Al massimo potrebbe contare la qualità della spiaggia. Ma anche lì, a luglio, non è facile scegliere una spiaggia deserta. A volte capita che depongano in posti davvero pieni di gente, ma da qualche parte devono pur deporre. Veda, è difficile stabilire dei criteri di scelta oggettivi, un po’ come la nidificazione. A volte certi uccelli fanno il nido in posti assurdi. Così come il luogo in cui viene ritrovata una tartaruga adulta non è affatto detto che debba per forza essere un tratto non inquinato, anche perché si tratta di animali che coprono delle lunghe distanze, attraversando più zone, inquinate o meno. Non vivono in una zona circoscritta e amano le profondità marine. Tra l’altro, dopo aver nidificato, tornano a controllare la zona di deposizione, dal mare stesso. Se si accorgono di grosse modificazioni strutturali (per esempio degli ombrelloni o qualche barca tirata su, proprio lì vicino) è improbabile che la prossima volta ritornino a deporre nello stesso luogo. La possibilità è infatti legata alla percezione del successo della schiusa.
Il sito di deposizione però è stato protetto da un reticolato metallico
Quello va benissimo, l’importante è che non ci siano modifiche strutturali
L’appuntamento a questo punto è per fine settembre, nella speranza che il ritorno in mare delle tartarughine possa essere più protetto e meno spettacolarizzato.
Egidio Morici