Può una strada essere stata realizzata senza un impianto di pubblica illuminazione?
A Salemi parrebbe di si. Fa bella mostra di sè da oltre un ventennio. E’ il tratto che collega la contrada Ulmi a quella limitrofa di Filci.
Una serpentina lunga meno di un chilometro, 700 metri circa, che al calare della sera, oltre le siepi e i cancelli delle abitazioni che sormontano le collinette circostanti, viene avvolta nel buio più pesto.
Un tratto di strada dal manto dissestato, con cassonetti tracimanti immondizia maleodorante, contornato da gradevoli casette unifamiliari ( ma anche da supponenti ville di dubbio gusto), privo però di una pubblica illuminazione. L’opulenza privata da contraltare alla “povertà” del pubblico? Tipico scenario di una società da quarto mondo? Se non lo è, poco ci manca.
E dire che gli abitanti della zona e delle vicine frazioni nei momenti elettorali, comunali, regionali e nazionali, sono sempre stati molto prodighi con i partiti governativi. Voti che per le amministrative si sono rivelati determinanti per l’elezione di più di qualche consigliere. E tuttavia, nonostante le immancabili promesse rinnovate ad ogni scadenza elettorale, di risultati concreti i cittadini residenti nell’amena contrada non ne hanno visti. L’intera area rimane non servita da una moderna pubblica illuminazione. Esistono solo quattro lampioni installati alle punte estreme della strada, testimonianza melanconica di un progetto lasciato in sospeso. E dire che l’argomento è stato oggetto di attenzione da parte di alcuni consiglieri comunali. Interrogazioni e richieste di impegni di spesa non sono mancati nell’arco degli anni. O forse a causa di esse? Il sospetto sorge spontaneo, conoscendo uomini e cose di questa città. La realtà è quella che abbiamo descritto. Nonostante la densità abitativa permanente e non solo stagionale della zona, un servizio primario come lo è la pubblica illuminazione viene inspiegabilmente disatteso e rinviato di anno in anno. A poco è valso che l’opera fosse stata inserita nell’elenco del Piano Triennale delle Opere Pubbliche della città di Salemi. E poco conta che fosse stata redatta una perizia tecnica che ha quantificato in 100mila euro il costo dell’intervento. Una storia lunga. Già a partire dal 2007 le richieste dei cittadini della zona sono iniziate a farsi sentire presso la municipalità. Invano. Poi queste si sono fatte più incalzanti nel periodo dei Commissari straordinari, con il prefetto Leopoldo Falco, prima e Benedetto Basile, dopo. Quest’ultimo addirittura formalizzò un provvedimento con una direttiva del 27 febbraio del 20124 nella quale testualmente scriveva che “Una numerosa delegazione di cittadini, ha lamentato l'assenza di un impianto di illuminazione pubblica lungo la strada indicata in oggetto, rappresentando altresì notevoli disagi peri molti residenti della zona. Da quanto riferito sembrerebbe che agli atti del Comune, risultano già in passato intraprese procedure per la realizzazione di detta opera, con la predisposizione di un progetto e anche con una richiesta di mutuo alla Cassa DDPP, ma che per ragioni non conosciute non si è mai concretizzata. Ritenuto che, la realizzazione di detta opera, può costituire un significativo impulso alla corretta urbanizzazione di tale contesto territoriale, oltre a migliorarne le condizioni di sicurezza, vivibilità e decoro, si impartisce la presente direttiva affinché ognuno per quanto di propria competenza, attraverso una necessaria ricognizione degli atti già esistenti , riattivi urgentemente la procedura a suo tempo interrotta, predisponendo tutti gli atti necessari affinché si pervenga nel più breve tempo possibile e comunque entro 180 gg. dal ricevimento della presente, alla realizzazione di tale impianto di pubblica illuminazione”.
Parole pesanti come macigni, a cui ci abituarono per tre anni circa i due Commissari, ma rimasti nel limbo delle buone intenzioni e senza esito ( come, ad esempio, il famoso COC della Protezione Civile, fortemente voluto da Basile).
Ma già prima sulla vicenda anche il presidente della commissione straordinaria che prefetto Leopoldo Falco, ci aveva dichiarato in un nostro servizio di avere ricevuto “due delegazioni di cittadini che mi hanno riferito del problema. Stiamo sollecitando la ditta Gemmo Consip per definire un accordo economico per una convenzione che avrà la durata di 9 anni e permetterà di rifare una nuova rete di illuminazione pubblica. Ciò ci consentirà di evitare disagi continui e di abbattere i costi”.
Ma, come diceva Marx, si sa che ”la strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni”. Solo che in questo caso le buone intenzioni si sono volatilizzate mentre è rimasto l’inferno.
Si possono produrre tutte le interrogazioni di questo mondo, come anche tutte le direttive commissariali se poi non ci si preoccupa di fare inserire in Bilancio l’impegno di spesa in un apposito capitolo. Cosa che, a quanto pare, non è stata mai fatta. Almeno, stando alle dichiarazioni che il sindaco Domenico Venuti: “Il problema non è il progetto” – ci ha detto- “ma il fatto non sono mai stati inseriti i soldi in bilancio. L'armonizzazione contabile introdotta nel 2015 ha ritardato l'approvazione dell'ultimo bilancio e non è stato possibile farlo in quella sede”.
Da semplici cronisti a noi non rimane che ribadire alcuni concetti che riteniamo essere condivisibili e essenziali per una società civile e progressiva.
L'illuminazione di strade, autostrade ( penso allo svincolo di Salemi) e altri luoghi pubblici contribuisce al benessere collettivo da più punti di vista. Una buona illuminazione partecipa alla sicurezza di automobilisti, motocilisti, ciclisti e pedoni aumentando la visibilità dei percorsi così riducendo le possibilità di incidenti. Oltre ad assicurare una maggiore sicurezza negli spostamenti, permette di scongiurare atti di microcriminalità ( nella zona di cui parliamo tantissimi sono stati i furti consumati o tentati) e contribuisce al senso di sicurezza e di benessere di ognuno.
Ovvietà, le nostre? No crediamo, alla luce ( scusate il gioco di parole) delle tenebre che avvolgono da sempre questi 700 metri di strada in cui era previsto l’inserimento di 32 corpi illuminanti e che inspiegabilmente non sono mai stati inseriti.
Comunque il Sindaco Venuti ha voluto rassicurare le aspettative dei cittadini dicendoci di condividere “l'esigenza e l'urgenza di trovare una soluzione e, patto di stabilità permettendo, spero di riuscirci presto. Intanto ho incaricato l'ufficio tecnico dell'acquisizione dei preventivi necessari”. Una cosa è certa. La mancanza di questi punti luce stride paradossalmente con la presenza eccessiva di lampioni che si trovano in uno slargo che si trova nelle immediate adiacenze. Tra Ulmi a Passo Calcara. In pochissimi metri quadrati abbiamo contato la presenza di ben sei lampioni. La Sicilia degli estremi, si direbbe! Mai mezze misure. Dove niente e dove troppo.
Franco Ciro Lo Re