Testi minacciati dagli imputati? E’ quanto è venuto fuori nell’ultima udienza del processo che in Tribunale, a Marsala, vede alla sbarra, per concussione, gli ex comandante e vicecomandante della stazione della Guardia di finanza di Pantelleria, il maresciallo Vincenzo Ditta e il brigadiere Gaetano Spanò. La vicenda è nota. Secondo l’accusa, nel giugno 2014, i due militari avrebbero tamponato, con l’auto di servizio (una Fiat Panda), la Volkswagen Touran di un romeno, che poi sarebbe stato costretto anche a pagare i danni. Adesso, in Tribunale, viene fuori che i due imputati avrebbero (il condizionale è d’obbligo) minacciato due testimoni già ascoltati prima dagli investigatori e poi dai giudici. A rivelarlo, rispondendo alle domande del pm Giulia D’Alessandro, è stato il luogotenente della Guardia di finanza Antonio Lubrano, capo della sezione di pg delle Fiamme Gialle della Procura, che ha condotto l’indagine.
Lubrano ha riferito di avere saputo dal brigadiere Serratore che Ditta e Spanò, dopo essere stati sospesi dal servizio proprio in seguito a questa vicenda, avrebbero “minacciato” i due carrozzieri di Pantelleria dove fu effettuata la riparazione (Francesco e Giuseppe Dario Almanza, padre e figlio) in relazione alle dichiarazioni rese, o da rendere, all’autorità giudiziaria. Dura la replica degli avvocati difensori Loredana Lo Cascio e Alessandro Ticli, che affermano: “Premesso che l'informativa del maggio del 2015 ove era riportata la notizia non è mai transitata nel fascicolo del Pm, si osserva che il teste ha riferito, non già circostanze da lui apprese direttamente, ma delle voci riferitegli da terze persone, le quali, a loro volta, sebbene militari con funzioni di p.g., non hanno mai formulato alcuna notizia di reato sull'argomento, né tanto meno i diretti interessati (gli Almanza) hanno mai segnalato di avere subito minacce da parte dei due finanzieri. Inoltre, gli stessi Almanza (ovvero i soggetti asseritamente minacciati), sentiti in dibattimento in luglio, non hanno mai riferito al Tribunale di essere stati destinatari di minacce o di comportamenti contrari alla legge da parte dei nostri assistiti”.