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09/11/2016 06:35:00

Ecco cosa accadrebbe in caso di terremoto in Sicilia. Protezione civile bacchetta i comuni

Se in Sicilia ci fosse una scossa del settimo grado della scala Richter, simile a quello registrato negli ultimi mesi in centro Italia, i danni sarebbero inimmaginabili, apocalittici per molte città. E la probabilità non è remota. Lo dice uno studio del 2013 dell’ordine dei geologi. 

C’è il 99% di probabilità che nei prossimi 150 anni ci sia un sisma di elevata intensità in Sicilia, dice lo studio.
Un dato allarmante, soprattutto davanti ai danni e alle vittime causate dai terremoti in centro Italia dal 24 agosto a questi giorni.
Se ci fosse un sisma di questo tipo secondo il dossier del Servizio sismico nazionale lo scenario darebbe apocalittico per diverse città siciliane.
Catania, secondo lo studio, avrebbe il maggior numero di “persone coinvolte”: 161.829 tra morti e feriti, e 136 mila sfollati. Le altre città siciliane, soprattutto nella costa orientale, non sarebbero da meno. Secondo lo studio Messina potrebbe avere 111.622 persone colpite e 95.365 sfollati, e Siracusa con 63.480 tra morti e feriti e 49.859 senza tetto. Il dossier esamina dieci città campione in Sicilia, e il bilancio complessivo a livello regionale è di 436.347 tra vittime e feriti, e 373.544 senza tetto. Un bilancio a dir poco apocalittico, per la morfologia delle città siciliane, composte da antichi centri storici. Ma è soprattutto una regione in cui la prevenzione è lontana dagli standard dettati dalla protezione civile.
Infatti solo il 49%, meno della metà, dei comuni siciliani è dotato dei piani di emergenza in caso di terremoti.
In provincia di Trapani, la situazione non è diversa. Ad esempio la città di Marsala non ha un piano d’emergenza. Non ce l’ha neanche Petrosino. E andando nel Belice, una zona che in passato ha vissuto la devastazione del terremoto, i Comuni di Salemi e Vita non hanno un piano d’emergenza. Le città della provincia di Trapani dotate di un piano di emergenza, secondo quanto riferisce la Protezione Civile, sono le seguenti: Alcamo, Buseto Palizzolo, Calatafimi-Segesta, Campobello di Mazara, Castelvetrano, Erice, Gibellina, Mazara del Vallo, Paceco, Pantelleria, Partanna, San Vito Lo Capo, Trapani, Valderice. Le altre ne sono sprovviste.
Il capo della protezione civile siciliana, Calogero Foti, ha definito “inaccetabile” questa situazione. Perchè il 49% è un dato troppo basso rispetto alla media nazionale dell’80% dei comuni provvisti del piano di sicurezza.
Con una nota datata 28 ottobre scorso Foti ha scritto a sindaci, prefetture e Liberi consorzi chiedendo di approvare questi strumenti con urgenza “per ridurre al minimo i possibili effetti legati a eventi calamitosi”.
“Il dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri – scrive Foti nella sua nota – ha richiesto alle Regioni di collaborare procedendo alla verifica dei piani e al superamento delle criticità promuovendo iniziative a supporto dei Comuni inadempienti”. Il capo della Protezione civile siciliana ha definito “prioritaria” la redazione dei piani di emergenza e ha chiesto anche di “aggiornare i piani già redatti tenendo conto delle modifiche dell’assetto territoriale” e ha chiesto di indicare “le risorse disponibili, i soggetti che concorrono alle gestione dell’emergenza, gli scenari possibili”.
Ma cosa sono, con precisione, i piani d’emergenza e perchè sono importanti?
Sono, come spiega la Protezione civile, “le procedure operative da attuare quando si verifica un evento in un determinato scenario. I piani di emergenza sono distinti per rischio e riferiti ad aree specifiche del territorio italiano. Al Dipartimento compete la pianificazione di emergenza per eventi "attesi", che per natura ed estensione richiedono l'intervento degli organi centrali dello Stato. Le Regioni danno linee guida per la preparazione dei piani provinciali per gli eventi di tipo b, e i Comuni predispongono i piani per eventi di tipo a, a seconda dei rischi del loro territorio. In base a quanto previsto dalla legge n. 100 del 2012, i piani comunali di emergenza devono essere redatti entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, e periodicamente aggiornati”.
“Un piano di emergenza - quindi - è l’insieme delle procedure operative di intervento per fronteggiare una qualsiasi calamità attesa in un determinato territorio. Il piano d’emergenza recepisce il programma di previsione e prevenzione, ed è lo strumento che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un’area a rischio. Ha l’obiettivo di garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita” civile” messo in crisi da una situazione che comporta gravi disagi fisici e psicologici”.