Un sequestro anomalo, quello della polizia municipale avvenuto nello scorso agosto a Castelvetrano: 41 cani, nella disponibilità di G.S. presso due siti distinti, uno in via Seggio e l’altro in contrada Strasatto, con due diversi verbali di sequestro.
Solo un paio dotati di microchip. Tutti gli altri, ammassati in spazi non idonei e oggetto di frequenti aggressioni a causa della promiscuità in cui vivevano, erano senza microchip. La prima anomalia sta nel fatto che, dopo più di due mesi dal sequestro, i cani non sono stati ancora identificati. La seconda, difficile dire se conseguenza della prima, è che il loro numero si sarebbe dimezzato: ufficialmente più della metà dei cani sarebbero scappati.
Un sequestro molto diverso da quello operato dai carabinieri del Nas, presso i rifugi della Laica nel settembre del 2015. In quell’occasione, il blitz cominciato alle nove di mattina si concluse all’una di notte, proprio per il tempo impiegato a microchippare i 200 cani che, in 15 giorni sono poi stati trasferiti in una struttura idonea (la Viardi Service di Santa Margherita Belice).
Il caso di questi 40 cani, ospitati da G.S. senza alcun criterio, pare fosse comunque noto da tempo. Nel corso dei mesi infatti, le segnalazioni dei vicini per i cattivi odori e i latrati a causa delle aggressioni tra animali che avvenivano sempre più spesso, si erano fatte pressanti e, a seguito di una denuncia ai Carabinieri, era scattato il blitz della polizia municipale.
Le condizioni igienico sanitarie erano apparse da subito proibitive e molti animali presentavano segni inequivocabili di aggressioni pregresse. Addirittura, nella casa di contrada Strasatto mancava l’acqua corrente e la luce elettrica.
Subito dopo il sequestro, i 21 cani dell’abitazione di via Seggio furono affidati allo stesso G.S. e i 20 di contrada Strasatto ad una sua parente, proprietaria dell’immobile.
Una situazione temporanea. I cani sarebbero stati portati via dopo qualche giorno, così almeno era stato assicurato alla signora che aveva già detto di non avere la possibilità di poterli custodire correttamente in quello stato.
Dopo una decina di giorni, arriva l’Asp per vagliare le condizioni degli animali e riferire alla Procura di Marsala. Accompagnati dalla polizia municipale presso l’abitazione di G.S., si trovano però davanti ad una sorpresa: mancano 19 cani. Scappati via per una disattenzione e scomparsi nel nulla. Tutti. Compresa una cagna che allattava tre cuccioli di appena dieci giorni. Insomma un fuggi fuggi degno dei migliori film d’animazione. Anche se qualcuno giurerebbe di aver visto pochi giorni dopo un furgone dal quale alcuni di questi cani sarebbero stati restituiti al “proprietario”. Le virgolette sono d’obbligo, visto che la proprietà la si può verificare solo col microchip. E questa sarebbe la terza anomalia: relazioni sulla salute di animali non identificati. Insomma, sarebbe come svolgere una perizia assicurativa su delle automobili senza targa, oppure emettere una diagnosi per un paziente senza nome.
L’Enpa intanto aveva chiesto formalmente, oltre all’accertamento delle condizioni di salute dei cani, anche la relativa microchippatura, invitando gli organi competenti allo spostamento degli animali in strutture autorizzate per permetterne le cure e la sterilizzazione.
Ma non si muove nulla, fino ad arrivare ad una lettera formale della signora che, dopo aver perso 4 cani (che si sarebbero dileguati, lanciandosi da una tettoia dell’edificio nella campagna di contrada Strasatto) comunica di non poterne più garantire la custodia e chiede che questi siano trasferiti in una struttura autorizzata.
Tutto diventa terribilmente chiaro dopo una visita dei volontari dell’Enpa nel sito di contrada Strasatto. Si accorgono infatti che i cani non hanno ancora il microchip. Ma in compenso hanno ulteriori segni inequivocabili di ulteriori aggressioni. Scrivono allora alla polizia municipale, al responsabile dell’Area Veterinaria dell’Asp e al sostituto procuratore che si è occupato del sequestro, chiedendo l’intervento urgente di un veterinario per le necessarie cure ai cani feriti, in modo da scongiurare eventuali infezioni. Nello stesso tempo, chiedono di nuovo l’identificazione mediante microchip degli animali sequestrati ed ovviamente il loro immediato trasferimento in strutture autorizzate.
L’indomani mattina, l’Asp manda il veterinario che provvede alle cure, ma di microchip nemmeno l’ombra.
Intanto, su un sito locale viene annunciato che 40 cani starebbero per essere trasferiti in una struttura dell’ennese a spese del comune di Castelvetrano. Peccato però che il numero non sia affatto quello, visto che la riduzione (sparizione) era già avvenuta parecchi giorni prima.
Al momento la vicenda è piena di punti oscuri. Ma una cosa è certa: le microchippature che sarebbero dovute essere contestuali al sequestro, non sono ancora state effettuate. L’impressione è che a subire le conseguenze peggiori di questo strano giallo siano gli animali. Per loro pare che, da due mesi a questa parte, sia cambiato ben poco.
L’Enpa intanto fa sapere che se non verrà fatta chiarezza in tempi brevi, con i dovuti interventi a tutela del benessere degli animali sequestrati, procederà per le vie legali.
Egidio Morici