Michele Licata sceglie la via del rito abbreviato, mentre le due figlie (Clara Maria e Valentina) intendono patteggiare la pena. A formulare le richieste, nel corso dell’ultima udienza davanti al gup Riccardo Alcamo, sono stati i loro legali: dagli avvocati Carlo Ferracane, Stefano Pellegrino, Salvatore Pino e Gioacchino Sbacchi. Licata, imprenditore leader nel settore ristorazione-alberghiero, al quale, per evasione fiscale e truffa allo Stato, sono stati sequestrati beni per oltre 130 milioni di euro, ha chiesto il giudizio abbreviato condizionato, però, alla testimonianza di tre consulenti nominati dalla difesa. Sulle richieste della difesa il gup deciderà mercoledì prossimo. Intanto, uno dei due amministratori giudiziari dell’enorme patrimonio sequestrato, Antonio Fresina, ha presentato la relazione chiesta dal gup sulle tasse nel frattempo pagate allo Stato. Nella sua relazione, Fresina ha scritto che l’ultima rata è stata pagata lo scorso 15 ottobre. Il conto con lo Stato, però, non è stato ancora saldato. Se ciò avverrà, Licata usufruirà di un ulteriore sconto di pena.