Diciamoci la verità. I telegiornali e i talk show delle tv nazionali e locali stentano ad essere equidistanti tra il Si e il No per l’imminente referendum costituzionale, costretti a raccontare quotidianamente il lungo tour elettorale del premier Matteo Renzi tutto proteso a sottoscrivere patti con le regioni o con i comuni. Si spera che qualcuno gli ricordi che pacta sunt servanda , come impone un principio fondamentale del diritto. Tanto per fare un esempio. In Sicilia il presidente del Consiglio è venuto per la seconda volta negli ultimi mesi. Fatto insolito. E con lui tanti esponenti del Governo. A Salemi persino il sottosegretario alla Presidenza Lotti, alter ego di Renzi. Che, forse ritornerà nell’isola una terza volta prima del 4 dicembre. Spera di recuperare il forte distacco, più ampio rispetto al dato nazionale, che permane tra il “sì e il “no”. Che i siciliani abbiano deciso questa volta di “alzare il prezzo” nella speranza che Matteo allenti ancora i cordoni della borsa? Pia illusione. Lo sanno pure i gatti che non c’è trippa per tutti! Intanto secondo i vari istituti di Statistica nazionali non ci sono dubbi sul risultato del referendum costituzionale. Al momento infatti tutti i sondaggi politici sul referendum danno il No in netto vantaggio sul Sì, anche se la percentuale degli indecisi è ancora molto alta. Nulla di certo, in ogni caso, alla luce delle brutte figure fatte dai sondaggisti anche in occasione dell’elezione di Trump negli Stati Uniti. Sia come sia. Salemi, ancora una volta si distingue dalle altre realtà comunali. Dopo la manifestazione a valenza regionale tenutasi ai primi di ottobre a cura del “Comitato Salemitano per il NO”, con la partecipazione del presidente del Comitato Nazionale, il costituzionalista Alessandro Pace, e quando ormai sarebbe il tempo di parlare con la gente comune per convincere, prima di ogni cosa, di andare a votare, e poi di esporre le ragioni una delle due opzioni, si è preferita la strada di un, secondo noi, sterile confronto tra i due schieramenti. Domani, domenica 20 novembre alle 10,30, presso il Centro Kim nella Via Rocco Chinnici si affronteranno da una parte il prof. Giuseppe Verde per il SI e, dall’altra, il prof. Lino Buscemi per il NO, entrambi dell’Università di Palermo. Ad organizzare l’evento l’ A.N.P.I Salemi-Vita, l’Associazione Socio-Culturale "Peppino Impastato", l’Associazione Vero Felice Monti; i Comitati: "Basta un Sì Salemi", SALEMI Sì PUO’, BASTA UN Sì per lo sviluppo e lavoro Salemi, GDSì, e il Comitato “Io VOTO NO Salemi”.
Saranno i salemitani d’accordo con la riscrittura dei 48 articoli della Costituzione? Vorranno i salemitani che il primo ministro sia di fatto eletto direttamente, grazie a un ballottaggio a cui si accede senza quorum di partecipazione con le prerogative del Presidente della Repubblica solo formalmente mantenute? E la riduzione del numero dei parlamentari non avrebbe avuto ampio consenso portando la Camera a 400 deputati e il Senato a 200, con totale 600 invece di 730 come prevede invece la riforma governativa? Non ci sarebbe stato risparmio maggiore sui costi della politica? E per i premi di maggioranza? Sono conformi alla Costituzione? Chi è per il NO dicono che se vincolano il parlamentare essi sarebbero in contrasto con l’art. 67, che vieta il mandato imperativo. Se, invece, non lo vincolano, come nelle legislature conseguenti alle elezioni del 2006, 2008 e 2013, si sacrifica gravemente e inutilmente la rappresentatività. Si sostiene anche che l’art. 57 revisionato è inapplicabile perché richiede che i consigli regionali e di provincia autonoma eleggano i senatori con metodo proporzionale. Sarebbe impossibile quando i senatori sono 2 o 3 in totale, di cui uno sindaco. Ebbene è il caso di 11 regioni e 2 province autonome su 21, cioè la maggioranza. Con i sindaci tutti e i 5 di nomina presidenziale il totale dei senatori non eletti con sistema proporzionale è il 36% del nuovo Senato. Ma saranno in grado i sostenitori del “No” a fare pervenire il messaggio a “ lu zu Pippinu” e “ donna Sidda”? E viceversa. Quelli del “Si” riusciranno a convincerli che senza questa riforma la loro esistenza non migliorerà? Interrogativi, questi, che i due docenti universitari si propongono di sciogliere. Dalla parte del “No”si sostiene che con un popolo informato la vittoria dei No è scontata. Ma temono che nella parte finale della campagna referendaria ci sarà di tutto a partire di una sorta di terrorismo politico-finanziario sulle famiglie che hanno, ad esempio, un mutuo a tasso variabile. Temono che il diritto di voto dei cittadini sarà espropriato dalle agenzie di rating, dal Fmi e dalla Bce. Alla faccia del voto libero, uguale e personale previsto dall’articolo 48 della Costituzione.
Franco Ciro Lo Re