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25/11/2016 06:55:00

Trapani, omicidio Maccarone. Condannato all'ergastolo Gianni "il bello"

 La durata della camera di consiglio (molto più lunga di quanto si prevedeva) fa pensare a una decisione molto sofferta nel processo che davanti la Corte d’Assise di Trapani (presidente Angelo Pellino) ha visto imputato Gianni Melluso come mandante dell’omicidio di Sabine Maccarrone. Alla fine, però, i giudici hanno accolto la richiesta del pm Giulia D’Alessandro, condannando l’ex “Gianni il bello” all’ergastolo. E’ stato, quindi, ritenuto “credibile” il mazarese Giuseppe D’Assaro, colui il quale, dopo avere confessato di essere stato l’autore materiale del delitto ed essere stato, per questo, condannato a 30 anni di carcere, ha detto che Melluso era il mandante. Melluso, che ha trascorso buona parte della sua vita in carcere per condanne subìte per rapine, droga e sfruttamento della prostituzione, è noto alle cronache nazionali soprattutto per essere stato uno dei principali accusatori del giornalista-presentatore della Rai Enzo Tortora, poi assolto dall’infamante accusa di essere stato affiliato alla camorra, da cui avrebbe acquistato cocaina per il mondo dello spettacolo. Il cadavere di Sabine Maccarrone, coperto con tegole e massi, fu trovato il 16 aprile 2007 dentro un pozzo artesiano accanto l’abitazione di campagna, in contrada San Nicola, a Mazara, di proprietà della madre di D’Assaro. Nella sua requisitoria, il pm D’Alessandro ha individuato il movente nella gelosia. Il pm ha, infatti, sostenuto che l’imputato avrebbe ordinato il delitto perché deluso dal comportamento della ragazza quando lui era detenuto. La Maccarrone, infatti, avrebbe intrattenuto una relazione con un altro uomo. La difesa (avvocati Stefano e Andrea Pellegrino e Giacomo Frazzitta) ha sostenuto che Melluso, che nella vita ha avuto tante donne, non era affatto geloso. Anzi, si era pure prodigato per procurare alla Maccarrone una casa dove poteva stare con il suo cane. Casa individuata in quella di campagna di D’Assaro. Lo scorso 28 settembre, in aula, Melluso aveva dichiarato: “Non sono il mandante dell’omicidio di Sabine Maccarrone. Giuseppe D’Assaro, che mi accusa, non è credibile. Basta considerare quello che ha dichiarato, poi ritrattando, nel caso del sequestro di Denise Pipitone”. I giudici, però, non gli hanno creduto. Originario di Sciacca, ma dall’età di 15 anni a Milano, dove conobbe il gangster e trafficante di droga Francis Turatello, Gianni Melluso occupa un posto di rilievo nella storia della criminalità italiana. Ma è noto per la vicenda Tortora, che accusò ingiustamente insieme a Giovanni Pandico, detto “O' Pazzo”, e a Pasquale Barra “o’ animale”.