Salvatore Messina Denaro, fratello maggiore del più famoso Matteo, torna definitivamente in possesso dei beni che gli erano stati confiscati alla fine del 2011. La Cassazione, infatti, ha rigettato il ricorso presentato dalla Procura Generale di Palermo contro la decisione della Corte d’appello che il 2 ottobre 2015 aveva disposto la revoca della confisca dei beni subìta da Salvatore Messina Denaro, 62 anni, ex impiegato della Banca Sicula. Il valore dei beni che erano stati confiscati (società, terreni, denaro e un’auto per un valore complessivo stimato in 320 mila euro) è stato valutato dagli inquirenti in oltre 300 mila euro. Ben poca cosa, in fondo, rispetto a quanto viene valutato l’impero economico del boss latitante. Attualmente, Salvatore Messina Denaro sta scontando in carcere una condanna per associazione mafiosa. Condanna divenuta definitiva nel novembre 2013, quando la Cassazione gli confermò i sette anni di reclusione che il 17 ottobre 2012 la sesta sezione della Corte d’appello di Palermo gli aveva inflitto nell’ambito del procedimento stralcio (riti abbreviati) scaturito dall’operazione antimafia “Golem 2” del 15 marzo 2010. Nel dettaglio, a Salvatore Messina Denaro, difeso dall’avvocato Celestino Cardinale, lo Stato aveva sottratto la società “Ari Group srl” con sede a Castelvetrano operante nel settore del “commercio effettuato per mezzo di distributori automatici”, valore 100 mila euro corrispondente alle quote intestate a Maurizio e Antonino Arimondi, nonché due appezzamenti di terra a Campobello di Mazara (valore: 15 mila euro), entrambi intestati alla moglie Antonella Cascio, una Mercedes “A 180” (valore: 12 mila euro) e un conto corrente bancario, sul quale erano depositati 195 mila 254 euro, sempre intestati alla Cascio.