Il collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa non ci aveva visto sbagliato quando, nell’aprile 2014, affermava anche che gli appalti del Comune di Castelvetrano li “gestiva” Rosario Firenze. Propalazioni che, sebbene non determinanti, si sono rilevate molto utili per l’operazione Ebano che, oltre all’arresto di quest’ultimo (finito in carcere) e del suo faccendiere Salvatore Sciacca (ai domiciliari), ha visto il divieto di esercizio d’impresa per gli imprenditori castelvetranesi Giacomo Calcara, Benedetto Cusumano, Fedele D'Alberti e Filippo Tolomeo, titolari delle due imprese satelliti che avrebbero partecipato al sistema degli appalti “truccati”, la Concordia costruzioni e la società cooperativa Multicostruzioni. Avviso di garanzia invece per i fratelli Massimiliano e Giovanni Firenze e per due funzionari del Comune di Castelvetrano, tra cui l’architetto Leonardo Agoglitta.
Inoltre i carabinieri hanno sequestrato beni di aziende riconducibili a Rosario Firenze, per un valore di 6 milioni di euro, oltre al sequestro delle carte degli appalti presso gli uffici comunali, dove è stata eseguita una perquisizione.
Il sindaco Felice Errante da un lato ha assicurato “massima collaborazione” e chiesto di “fare piena luce” e dall’altro ha tenuto a precisare di non aver trovato traccia di gare truccate e patti criminali nelle informazioni di garanzia notificate ai due dipendenti comunali ai quali – afferma errante – è stato contestato il reato d’abuso d’ufficio, “che nulla ha a che fare con appalti truccati e gare criminali”. In attesa dello svolgimento delle indagini li ha però sospesi in via cautelativa.
Il gip però parla di “turbativa dei pubblici incanti” e gli inquirenti documentano la “persistente vitalità della famiglia mafiosa di Castelvetrano”.
Saro Firenze, nonostante l’apparente fermo a causa di un’interdittiva antimafia arrivata dalla prefettura di Trapani nel 2014, era riuscito attraverso l'intestazione fittizia delle società ai fratelli, a partecipare alle gare d'appalto per l'assegnazione dei lavori pubblici, come la realizzazione della condotta fognaria nella Via Montessori, i lavori di manutenzione stradale del 2014 e la demolizione dei fabbricati fatiscenti all'interno dell'ex autoparco comunale di Piazza Bertani.
“In realtà lo stratagemma era quello di usare le ditte dei fratelli e fare aggiudicare i lavori alle ditte compiacenti, per farsi poi dare il lavoro in subappalto – ha affermato il Maggiore Antonio Merola, nella conferenza stampa di ieri - Grazie alla compiacenza di due dirigenti del Comune di Castelvetrano Firenze sapeva con precisione il ribasso che facevano i concorrenti.”
Secondo gli investigatori, riusciva a farsi aggiudicare numerosi appalti dal Comune di Castelvetrano, e in particolare dall'ufficio tecnico, grazie alle compiacenza dei funzionari comunali e alla sua appartenenza a Cosa Nostra. “Abbiamo individuato un nesso tra pubblica amministrazione - mafia – imprenditoria” ha aggiunto il comandante provinciale Stefano Russo.
Inoltre, in seguito ad alcune dichiarazioni rese pubbliche su Rosario Firenze, il sindaco Errante aveva fatto una rotazione dei dirigenti del Comune: “Ciò da un lato ha scombussolato le indagini – ha commentato Merola - ma è anche vero che per il sindaco è stato un atto dovuto e necessario. Più in generale, indagini sono in corso per capire come mai Firenze fosse nell'elenco delle ditte di fiducia del Comune di Castelvetrano”.
Ma ad oggi, curiosamente, in quell’elenco ci sono altre ditte che non dovrebbero esserci perché sequestrate nel 2014. Il file “aggiornato” (le virgolette sono d’obbligo) comprende infatti anche la “B.F. Costruzioni” dei Filardo e la “M.G. Costruzioni” dei Cimarosa, come se si fosse proceduto più per aggiunte che per aggiornamenti.
Ad ogni modo, secondo le indagini, il sistema era ben oleato e funzionava sempre allo stesso modo.
Saro Firenze, a capo delle attività imprenditoriali fittiziamente intestate ai fratelli Massimiliano e Giovanni, condizionava le gare d’appalto concordando con le imprese poi risultate aggiudicatarie le percentuali di offerte che avrebbero consentito le aggiudicazioni stesse, ottenendo il subappalto di alcuni lavori, con ricavi economici a vantaggio della famiglia mafiosa di Castelvetrano.
Il sostegno economico a Matteo Messina Denaro però veniva fatto con pagamenti mensili di circa 2500 euro in contanti. Lo stesso Saro Firenze prelevava i soldi dal bancomat, anche se non si è ancora capito a chi li consegnasse, soprattutto dopo l’arresto di Patrizia Messina Denaro, sorella del boss. Interessante a questo proposito ciò che dice Lorenzo Cimarosa in una intercettazione ambientale, nel corso della quale evidenziava che lei, approfittando della circostanza di essere l’unica interlocutrice del latitante, aveva raggirato persino quest’ultimo, trattenendo per sé una parte del denaro che aveva percepito dal Firenze:
“… Lei è la carogna, lei non gli altri, lei, lei, lei no gli altri, lei fregava anche suo fratello, perché poi gli raccontava le cose che gli convenivano, perché avendo il contatto solo lei, e non avendo contatto nessun altro, gli poteva raccontare quello che voleva, ci crede perché è sua sorella, in qualsiasi cosa fanno li difende, si difendono gli uni con gli altri…”.
Massimiliano e forse anche Giovanni Firenze, invece, subivano le decisioni e i ritardi nei pagamenti da parte del fratello Rosario, a riprova del fatto di essere proprietari della ditta soltanto sulla carta.
In una conversazione intercettata tra Massimiliano ed il faccendiere Salvatore Sciacca, il primo si sfoga con il geometra per non avere ricevuto il pagamento dello stipendio: “…Gli ho detto tu fai il minchia per non pagare le tasse, così gli ho detto…”, “… Mi devi dare 900 euro!”. Lamentandosi anche del fatto che il fratello Rosario utilizzasse persino il libretto degli assegni a lui intestato:
“… Io qualche giorno lì in banca devo andare no, ci vado. Ci vado davvero, Salvatore! Gli devo dire ‘…ma in questa banca praticamente come si usa che praticamente io apro il conto e fare e dire e viene un altro può mettere le mani?’ davvero ci vado, ti sembra chi cucchiunìu (che scherzo, ndr)?”, “Mi deve spiegare come glieli scambia gli assegni con la firma di mio fratello…”.
I risultati sugli appalti si ottenevano anche con la vicinanza di un paio di funzionari del Comune.
Illuminante il contenuto di una conversazione intercettata nel gennaio del 2014, in cui Filippo Tolomeo, titolare dell’impresa Multicostruzioni rimasta aggiudicataria della gara grazie all’intervento di Salvatore Sciacca, riferiva a quest’ultimo di aver spiegato al responsabile unico del procedimento dei lavori appaltati, l’architetto Leonardo Agoglitta (raggiunto da un avviso di garanzia) la necessità di stipulare un contratto di noleggio in favore della Firenze srl. L’architetto, organico al Comune di Castelvetrano, confermava di essere consapevole, scrivono gli inquirenti, “del sinallagma delittuoso intercorso tra l’impresa aggiudicatrice facente capo a Filippo Tolomeo e Giacomo Calcara e la Firenze Vincenzo, facente capo a rosario Firenze e Salvatore Sciacca”.
Filipo Tolomeo riferiva poi al geometra Sciacca di avere spiegato all’architetto i rapporti tra la sua ditta e Rosario Firenze: “Gli ho detto: lo sa, noi dobbiamo fare il nolo, con Salvatore e Firenze”.
Agoglitta, da responsabile unico del procedimento relativo all’appalto, “confermava di essere a conoscenza dell’escamotage per subappaltare all’impresa di Rosario Firenze una parte dei lavori, con il consueto stratagemma del nolo di mezzi meccanici”.
Secondo quanto affermato da Tolomeo, Agoglitta avrebbe detto: “Va bene: una volta che io so il gioco…”.
“Tu glielo hai detto a chi appartieni - dice Salvatore Sciacca al Tolomeo - A posto”.
Geometra ed imprenditore, come dice Lorenzo Cimarosa, godevano in seno al Comune di Castelvetrano di agevolazioni di ogni genere in ragione della conosciuta riconducibilità di Rosario Firenze a Patrizia Messina Denaro e alla relativa famiglia mafiosa di appartenenza.
“Ed è per questa ragione – scrive il Gip – che i predetti si trovavano in condizioni di conoscere in anticipo quale sarebbe stata la percentuale di ribasso idonea a far ottenere alla Multicostruzioni l’aggiudicazione della gara.”
Se davvero, quello del nolo dei mezzi meccanici dovesse essere confermato come “un consueto stratagemma”, ci troveremmo davanti ad una svolta nel coinvolgimento del Comune in un sistema che potrebbe non limitarsi soltanto ad un paio di funzionari infedeli e ad imprenditori vicini al boss. Soprattutto in vista dei milioni di euro che dovrebbero arrivare per l’impianto fognario di Triscina ed il nuovo grande depuratore.
Egidio Morici