Paolo Genco, presidente dell'Anfe (ente di formazione regionale), accusato di truffa aggravata, si è autosospeso dalle funzioni di presidente nazionale e regionale dell'associazione, "a tutela della stessa e a garanzia della continuità amministrativa dell'ente".
"L'associazione - si legge in una nota - è fiduciosa nel buon operato della magistratura e garantirà la regolare esecuzione delle proprie attività con l'impegno che l'ha sempre contraddistinta".
Genco ha scritto ai membri del direttivo nazionale. "Pur consapevole - dice - della mia assoluta estraneità a qualsiasi episodio delittuoso, nonché dell'infondatezza delle ipotesi di reato oggetto di accertamento da parte dell'autorità giudiziaria, mi sento in dovere, fino a quando non sarà chiarita la mia posizione personale, di autosospendermi con effetto immediato dall'esercizio delle funzioni di presidente nazionale dell'Anfe e di presidente regionale dell'Anfe Sicilia, al fine di garantire la regolare prosecuzione delle attività in corso, che coinvolgono centinaia di persone e lavoratori".
"Sono fiducioso - conclude - nella rapida e positiva risoluzione di questa vicenda, che matura in un contesto sociale ed economico molto difficile per la formazione professionale, settore in cui l'Anfe opera da più di quarant'anni e che negli ultimi anni è stato colpito da una crisi irreversibile".
Intanto, nell'abitazione di Genco la guardia di finanza ha rinvenuto e sequestrato, nel corso di una perquisizione, custoditi all'interno di una cassaforte, circa un chilogrammo di oro (49 monete e 30 lingotti), nonchè trentamila euro, tra denaro contante e assegni circolari. Per le Fiamme gialle anche questi beni sarebbero frutto dei proventi della truffa perpetrata, con la complicità della General Informatic Center, nelle fittizie forniture. Paolo Genco si trova da ieri agli arresti domiciliari, così come il titolare dell'azienda, Baldassare Di Giovanni.