L'ex commissario straordinario del Consorzio di Bonifica 1 Trapani, Antonino Emmola dovrà risarcire 7417 euro per danno erariale. Lo ha sentenziato la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti. Secondo i giudici contabili Emmola ha recato un danno erariale di 4.417 euro, gli altri 3 mila euro che dovrà rimborsare sono per il danno d'immagine recato all'Ente. L'inchiesta avviata dalla Procura di Trapani nell'aprile del 2006 si basava sulle indagini condotte dalla Guardia di Finanza che appurò un uso improprio delle auto aziendali, ma anche rimborsi di somme percepite illecitamente. Emmola che era finito sotto inchiesta e poi rinviato a giudizio per peculato e truffa con altri tre dipendenti del Consorzio - Giuseppe Quinci, Vincenzo Bono e Roberto Russo -, nel 2012 aveva patteggiato la pena, poi divenuta irrevocabile il 23 luglio dello stesso anno. Ora la sentenza della Corte dei Conti.
Emmola, si legge nella sentenza della Corte dei Conti, “era stato riconosciuto colpevole di peculato per aver consentito l’utilizzo delle auto aziendali per il raggiungimento del posto di lavoro da parte dei dipendenti residenti a Mazara del Vallo. Inoltre, aveva autorizzato l’autista Gancitano Andrea ad utilizzare l’autovettura BMW destinata alle funzioni di rappresentanza, non soltanto per il raggiungimento della propria abitazione, sita a Mazara del Vallo, ma anche per prelevarlo, nei pressi dello svincolo di Castellammare del Golfo, e condurlo alla sede del Consorzio, sita in Trapani”.
Tutto parte da un esposto del 2006 fatto alla Procura di Trapani. La polizia giudiziaria ha indagato sui percorsi che faceva Emmola con l'auto aziendale. In un primo momento ha redatto una stima chilometrica. Poi ha esaminato i tabulati telefonici dell'ex numero uno del Consorzio Bonifica, del suo autista e dell'utenza dell'autovettura di rappresentanza. “Sulla base della localizzazione delle celle alle quali tali utenze risultavano agganciate, ricostruivano i movimenti dell’Emmola, del Gancitano e dell’autovettura aziendale, in modo da poter stabilire, per il periodo in cui erano disponibili i tabulati telefonici il percorso effettivamente seguito dall’Emmola e l’autovettura utilizzata” si legge nella sentenza.
In questo modo è stato quantificato l'importo delle indennità chilometriche indebitamente percepite ma anche dei pasti non dovuti. Questo perchè, sempre in base ai tabulati, risultava che Emmola era fisicamente distante dal luogo del ristorante nell'orario del pasto.
Per il periodo dal 7 luglio 2005 al 7 luglio 2006, Emmola risultava aver percepito indennità chilometriche non dovute per 1.088,20 euro e rimborsi dei pasti non dovuti per euro 1.872,00, per un totale di euro 2.960,20.
A questa somma vanno aggiunti 120 euro per i rimborsi dei pasti effettuati sulla base di quattro ricevute fiscali che sono state alterate rispetto alla data d'emissione.
Non finisce qui. Perchè ci sono altre somme indebitamente percepite come rimborso spese di rappresentanza. Sono somme “non riconducibili alle funzioni istituzionali” per l’importo di euro 1.323,00 per l’anno 2005 e di euro 14,00 per l’anno 2006, per un totale di 1.337,04 euro. Il danno erariale ammonta quindi a 4.417,04 euro.
Emmola però è stato condannato anche al danno di immagine provocato all'Ente di cui era presidente, 3 mila euro.
Nella sentenza la Corte dei Conti ricorda che “costituisce fatto notorio che le Amministrazioni Pubbliche siano tenute istituzionalmente ad impiegare sistematicamente rilevanti risorse finanziarie, umane e strumentali nell'ottica di migliorare gradualmente gli standards d'efficienza e d'efficacia della propria azione, in modo anche da promuovere la diffusione all'esterno di un'immagine di sé caratterizzata dal rispetto dei principi di legalità, di buon andamento, di esclusiva ed efficace tutela degli interessi della collettività ed in modo da incrementare la fiducia dei cittadini e degli utenti nelle istituzioni e nei servizi pubblici. Da questo punto di vista, appare palese e indiscutibile che i comportamenti illeciti e gravemente devianti tenuti da pubblici funzionari e dagli incaricati di pubblico servizio nell'esercizio delle loro funzioni, risultano normalmente percepiti dall'opinione pubblica come immediatamente riferibili (oltre che ai loro autori materiali) alla stessa Istituzione cui essi appartengono, la quale viene a perdere inevitabilmente prestigio e credibilità di fronte alla collettività”. Le condotte illecite dei rappresentanti di un ente pubblico, quindi, costituiscono un danno di immagine a tutto l'ente. In questo caso anche per l'ampia eco che ha avuto la notizia dell'indagine e della condanna in sede di giustizia ordinaria comminata a Emmola.
I circa 7.400 euro di danni a cui è stato condannato Emmola non è una somma elevatissima. Ma questo è un caso simbolo di come chi amministra enti pubblici spesso approfitta della propria posizione, e delle maglie larghe di regolamenti e rimborsi, per ampliare i propri guadagni. Il tutto però in maniera illegale.