Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
22/03/2017 06:00:00

Se il Comune di Castelvetrano non paga per i suoi richiedenti asilo

Qualche giorno fa avevamo parlato della strana situazione di tre impiegati del Comune regolarmente pagati senza lavorare.

Pare invece che alla cooperativa Insieme venga chiesto di lavorare senza essere pagati.

Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (Sprar) è infatti un progetto del Comune, che viene garantito attraverso la cooperativa.

O meglio, dovrebbe essere garantito. Da anni però, i soldi che arrivano puntualmente dal ministero fanno fatica ad essere trasferiti alla cooperativa. Basti pensare che i provvedimenti di liquidazione del 2014 e del 2015 sono stati effettuati soltanto a fine febbraio del 2017, quando praticamente non c’erano più nemmeno i soldi per pagare la luce, l’acqua e gli alimenti per i beneficiari del progetto.

A fine febbraio scorso, presi dallo sconforto, i soci avevano pensato di dimettersi e non proseguire il servizio che l’amministrazione comunale aveva prorogato dal mese di marzo. Il credito complessivo ammontava a più di 550 mila euro, dei quali circa 340 mila erano già stati certificati dal Comune come “certi, liquidi ed esigibili”.

Il 28 febbraio scorso, il presidente della cooperativa Insieme Giuseppe Scozzari aveva chiesto anche l’invio di un commissario ad acta, visto che “in maniera del tutto immotivata non hanno certificato le fatture da ottobre 2016 ad oggi. Un atteggiamento – aveva affermato – che oltre ad essere non conforme alla legge, è anche lesivo per il mancato approvvigionamento finanziario che la coop ad oggi avrebbe potuto attingere dalle banche”.

Insomma, il rapporto tra la cooperativa ed il Comune non sarebbe per nulla così “franco e diretto”, come la stessa Amministrazione aveva cercato di dipingerlo nel novembre 2016 in uno dei suoi comunicati stampa, in cui il sindaco Errante scriveva: “Per fortuna in questo paese esiste qualcuno che contribuisce alla risoluzione dei problemi”.

 

Problemi che purtroppo, al momento in cui scriviamo, sembrano tutt’altro che risolti, visto che si sono trascinati fino al 3 marzo scorso, in un incontro tra la cooperativa da un lato e il vicesindaco Chiofalo, il segretario comunale Elia Maggio e i funzionari dall’altro.

Lo scopo era quello di “superare le criticità” e verificare le intenzioni della cooperativa che, viste le condizioni, aveva detto no all’ordinanza del sindaco di proseguire la gestione del progetto. Il Comune aveva assicurato che proprio quel giorno avevano predisposto i provvedimenti di liquidazione del periodo giugno/settembre 2016, “somme che saranno pagate con mandato a favore della banca cessionaria del credito”.

E, dopo i relativi controlli si sarebbe potuto certificare il credito relativo al rimanente periodo da ottobre a dicembre 2016.

 

Curiosa anche la questione del Durc. E’ infatti difficile essere in regola con i contributi nei confronti dei dipendenti, se sono si viene pagati. Ma, per essere pagati bisogna essere a posto con il Durc.

Ecco perché in quella riunione si è parlato anche del cosiddetto “Intervento sostitutivo”: in sostanza il Durc lo pagherebbe il Comune. Ma per pagarlo ci vuole la documentazione dell’Inps, che il funzionario ha assicurato di aver inviato, anche se al comune non avevano ancora ricevuto nulla. E va beh, roba di qualche giorno.

Ed infine la delicata questione del pocket money, la cifra giornaliera simbolica di circa 2,50 euro da corrispondere per legge ai beneficiari del progetto. Se per i fornitori possono essere fatti degli accordi prolungando le scadenze, per i pocket money no.

La soluzione avanzata dalla stessa coop al Comune era stata semplice: pagateglieli voi direttamente. Il comune aveva detto sì, ma i problemi non si sono fatti attendere, perché i dati precisi dei beneficiari non sono stati considerati esaustivi: “I prospetti devono essere distinti per anni di riferimento per la corretta imputazione nelle relative rendicontazioni”.

Alla fine dell’incontro, la cooperativa, viste le assicurazioni riguardo i diversi punti, aveva comunicato che continuerà a svolgere regolarmente il servizio.

 

Ma le cose non sono cambiate di una virgola.

Nessun intervento sostitutivo del Durc, nonostante la Direzione Territoriale del Lavoro di Trapani abbi inviato tutta la documentazione necessaria già dal 7 di marzo.

I provvedimenti di liquidazione del periodo gennaio/settembre 2016, non sono stati posti in pagamento a favore della banca cessionaria.

Nessuna certificazione del credito relativo ai rimanenti mesi ottobre/dicembre 2016.

Nessuna erogazione diretta dei pocket money da parte del comune ai beneficiari, nonostante i dati ritrasmessi nella forma che lo stesso comune aveva richiesto.

Ecco perché giovedì scorso Scozzari ha inviato al Comune una nota dove scrive che nonostante siano trascorsi ben 13 giorni dalla sottoscrizione di quel verbale, “siamo costretti a stigmatizzare che non avete ottemperato a molti degli obblighi assunti, il cui adempimento riveste per la società carattere essenziale e senza cui non si sarebbe determinata a sottoscrivere il predetto verbale”.

In sostanza la coop aveva detto sì per la proroga del progetto, ma l’amministrazione comunale (almeno fino al momento in cui scriviamo) non ha mantenuto gli impegni assunti.

La nota del presidente della coop Insieme si conclude così: “Vi invitiamo ad ottemperare immediatamente in modo compiuto quanto pattuito con il verbale del 03.03.2017 eseguendo tutte le obbligazioni assunte. In difetto, nostro malgrado, saremo costretti a recedere dal predetto accordo, con ogni conseguenza.”

 

Le conseguenze non sarebbero certo simpatiche se si considera che a farne le spese sarebbero i richiedenti asilo da un lato e le 30 famiglie che lavorano alla cooperativa dall’altro.

Senza contare i problemi di ordine pubblico che potrebbero sorgere a causa delle proteste dei richiedenti asilo che, legittimamente, richiederebbero anche ciò che loro spetta. Il tutto sullo sfondo di una comunità locale poco informata sulle cose, da tempo abituata al semplicistico quanto becero concetto del “non ce n’è per noi, perché debbono darli a loro”.

 

Egidio Morici