"E' una grande emozione essere qui da questore e lo e' per quanti, come me, erano giovani funzionari all'epoca delle stragi: da quel momento quel sangue di uomini liberi dovevamo onorarlo con il nostro sacrificio e la nostra abnegazione. Sembrava una fine, in realta' e' stato l'inizio di una nuova consapevolezza e di un nuovo impegno: la strada era segnata, bisognava percorrerla con decisione fino in fondo". Lo ha detto il nuovo questore di Palermo Renato Cortese, al Teatro Massimo per la festa dei 165 anni della polizia.
"Era una citta' ferita e piegata - ha aggiunto - ma non sconfitta, perche' da quella pagina dolorosa derivo' un coro e una reazione unanimi di condanna e di impegno per un futuro di giustizia, liberta' e pace". Cosa nostra "ha ricevuto duri colpi, un'azione repressiva forte e incisiva che ha privato i suoi esponenti anche dei patrimoni. Ma questa organizzazione criminale e' ancora in vita e opera. Nel dna di Cosa nostra c'e' la violenza, ma ci sono anche i periodi di calma apparente: sono soprattutto questi ultimi che bisogna analizzare attentamente". Nel silenzio delle armi, nella apparente normalita' "questa organizzazione di morte continua a lavorare, ad accumulare capitali, ad affinare un circuito finanziario cui bisogna riservare la massima attenzione".
"Storicamente a Palermo sono stati raggiunti dei risultati eccezionali, esiti operativi che fanno ormai parte del nostro patrimonio storico. E la cattura di Matteo Messina Denaro che tutti auspichiamo fara' bene alla societa' e al Paese", ha detto il vice capo della polizia Antonino Cufalo, il questore Cortese - ha aggiunto il direttore centrale Anticrimine - e' una persona saggia e capace".
(AGI)
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