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13/05/2017 06:00:00

Mafia e massoneria in provincia di Trapani. Il ruolo di Michele Accomando

Di una superloggia segreta, che raccoglie uomini influenti di tutta la Sicilia, che ha le mani sugli appalti pubblici dell’isola e che lega gli interessi di politica e mafia, non ne parlano soltanto i collaboratori di giustizia Marcello Fondacaro e il pentito agrigentino Giuseppe Tuzzolino, sulla cui attendibilità ci sono però molti dubbi, e secondo cui la stessa massoneria deviata assieme alla mafia si sarebbe occupata dei lavori del Tribunale di Marsala, (lo abbiamo raccontato in questa nostra inchiesta), ma c’è traccia anche nelle dichiarazioni intercettate all’imprenditore mazarese Michele Accomando, arrestato nel 2007 con l’operazione antimafia “Black Out” e poi condannato.

Secondo gli inquirenti Accomando assieme agli altri otto arrestati tra cui il dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Mazara, Giuseppe Sucameli, avevano messo in piedi un gruppo ristretto di persone, che aveva il compito di gestire la latitanza del capo mandamento di Mazara del Vallo, Andrea Manciaracina, e di Natale Bonafede della famiglia mafiosa di Marsala.
Michele Accomando avrebbe rappresentato per l'associazione mafiosa, una delle fonti di sostentamento e al tempo stesso uno strumento per la gestione del territorio: sia attraverso il controllo, da parte di Michele Accomando in concorso con il funzionario comunale Giuseppe Sucameli, delle gare pubbliche bandite dal Comune di Mazara del Vallo, sia per le opere realizzate dalla Srl ''Gruppo Lavori'', gestita dallo stesso Accomando, quale aggiudicataria di gare pubbliche o esecutrice di lavori in regime di sub appalto o di nolo a freddo. In relazione al favoreggiamento della latitanza di Andrea Manciaracina e di Natale Bonafede, invece, allora fu disposto il sequestro preventivo di un'automobile intestata allo stesso Accomando.

Nell'inchiesta venne fuori un coinvolgimento della massoneria nel sistema di controllo degli appalti pubblici costruito dal un gruppo di imprenditori, commercianti, dipendenti comunali e operai, tutti ritenuti organici o contigui al mandamento mafioso di Mazara del Vallo. L'indagine ha scoperto un patto finalizzato inizialmente alla gestione della latitanza dei due boss e dopo l'arresto, nella notte del 31 gennaio 2003, avvenuto in una villetta nelle contrada sud di Marsala, al controllo degli appalti pubblici. Le intercettazioni, in particolare, rivelavano agli inquirenti la ''dichiarata appartenenza dell'imprenditore Michele Accomando a una loggia massonica, di natura e radice imprecisata, operante a Mazara del Vallo e, per suo stesso dire, diffusa tramite altri 'fratelli' in altre zone del territorio siciliano''.

Accomando, oggi 69enne, è un uomo che all’epoca non si nascondeva nell’intrattenere rapporti con i mafiosi e con certi massoni, mediava, voleva realizzare un tempio massonico nella sua città, ad aprire una sede appartenente ad un preciso ordine massonico, quello della “Serenissima Gran Loggia Unita d’Italia”. L’affiliazione di accomando è stata riscontrata anche in intercettazioni nei suoi confronti tra il 2002 e il 2004. Intervenendo in uno scontro tra due dirigenti del Comune di Mazara, tra cui Sucameli, facendo riferimento alla necessità che l’architetto componesse il dissidio con il segretario comunale – allora a questo punto conviene fare un passo indietro -, aggiungeva pure che il Sucameli aveva indirizzato le sue proteste alla Corte dei Conti - alla Corte dei conti! bravo!…-, motivando tale scelta con la circostanza che presso quella importante struttura della magistratura contabile prestava servizio pure un loro fratello - alla Corte dei Conti giustamente… lì noi ci abbiamo a uno che è fratello “nostro” -, riferendosi chiaramente ad un affiliato. Grembiuli, compassi e squadra, tornano ad essere protagonisti nella storia di questa provincia.

La massoneria in passato e probabilmente anche adesso ha un ruolo predominante nella vita di questa provincia. La sua influenza sull’intero territorio è stata riscontrata già da decenni e gli inquirenti che danno la caccia al latitante castelvetranese, Matteo Messina Denaro, vedono la possibilità che lo stesso sia aderente a una super loggia siciliana, una massoneria segreta, senza elenchi, che non ha nulla di pubblico e che ricorderebbe le vecchie logge segrete scoperte a Trapani negli anni '80, tra le quali Iside 2 che si nascondeva dietro il Circolo Culturale Scontrino diretto dal gran maestro venerabile, morto qualche anno fa, Gianni Grimaudo e il suo vice Natale Torregrossa, ritenuto un falso testimone dai giudici del processo per l’uccisione del giornalista Mauro Rostagno, che hanno condannato all’ergastolo il capo mandamento di Trapani Vincenzo Virga e il killer Michele Mazzara. E dalle indagini condotte su Iside 2 e dagli atti del processo Rostagno sarebbero scaturite nuove indagini che arriverebbero anche al Palazzo di Giustizia di Trapani che recentemente ha visto indagati tre funzionari di cancelleria, indagini che condurrebbero ai rapporti tra Cosa nostra e ‘Ndrangheta, aventi come elemento e interesse comune le logge massoniche di Sicilia e Calabria.

Giacomo Di Girolamo