di Leonardo Agate - Un cane era venuto presso il cancello del mio giardino nella contrada Spagnola di Marsala. Ci stazionò per alcuni giorni. Era abbandonato o sperso, e voleva entrare. Lo accarezzavo entrando e gli portavo fuori da mangiare in un piattino di plastica. Dormiva fuori del cancello e mostrava di non volersene andare. Mi fece pena e lo feci entrare. Fece amicizia con l’altro mio cane del giardino, un pastore tedesco. Stettero assieme alcun tempo, ma la cacca che facevano, e che dovevo giornalmente togliere, era notevole. Il giardino non è grande, non ce la facevo ad accudirli tutti e due.
Non mi sentivo però di rimettere fuori il nuovo venuto. Così cominciai a chiedere in giro chi lo volesse. Mi rivolsi a parenti e vicini di casa, ma non trovai la persona giusta. Ne parlai al Comune dove facevo il segretario comunale. Nonostante il rispetto che là mi portavano, tutti declinarono l’invito a prendersi in cane, tranne una dipendente. Questa dipendente era figlia di un noto capo mafioso di quel mandamento mafioso. Il suo babbo aveva poderi e masserie. La signora accettò di prendersi cura del mio cane. Glielo portai.
Non so attraverso quale rituale l’ex mio cane divenne mafioso; fatto sta che sorse e girò voce che il cane del segretario era diventato mafioso.
In Sicilia, dove la mafia è nata e cresciuta, poi esportata, diventare mafiosi è semplice, anche per i cani. E’ l’ambiente che ci condiziona tutti. Lo Stato tradizionalmente assente, se non con l’imposizione fiscale e la burocrazia inefficiente, ci ha adattato, noi siciliani, ad essere diversi dagli altri. Abituati da oltre due millenni a essere terra di conquista delle potenze emergenti, per sopravvivere abbiamo dovuto adottare un metodo di comportamento che ci consentisse di vivere tra l’incudine e il martello senza esserne schiacciati. I siciliani nel tempo acquisirono la loro particolare attitudine alla malleabilità, propria e degli oppressori.
Ora che la mafia siciliana è stata esportata da gran pezzo, la mentalità siciliana è diventata patrimonio nazionale, in via di esportazione in altri Paesi e continenti. Lo Stato stesso, nella lotta strenua alla mafia, è diventato mafioso. Cosicché, oggi, non si capisce più bene chi è l’originale mafioso da chi ne è la copia simile e opposta. Libri sulla mafia e saggi specifici, approfondimenti sociologici, romanzi, film e telefilm, dibattiti e tavole rotonde o tecniche ne sono state fatte a bizzeffe, ma la confusione è sempre più pervasiva. Teoricamente, da una parte ci dovrebbe stare lo Stato, e dall’altra parte la mafia: l’antimafia contro la mafia, in quattro parole. Ma è una formula semplicistica, che non dà il senso della realtà. La confusione dei ruoli è somma.
Ho conosciuto un sindaco che teneva nella sua stanza, attaccati a una parete, i calendari annuali dell’Arma dei Carabinieri. Su un’altra parete la fotografia del giudice Borsellino. Su un’altra parete ancora, la fotografia del giudice Falcone. Anche la bandiera tricolore era collocata in un angolo, a fianco dello stendardo comunale e della bandiera dell’UE.. Poi quel sindaco, che amministrò per anni il Comune, fu arrestato, processato e condannato per associazione esterna alla mafia. La sottigliezza giuridica dell’associazionismo esterno alla mafia, rispetto all’associazione vera e propria non l’ho mai capita, ma nel Codice Penale esiste, e i giudici la devono applicare.
E’ capitato pure che antimafiosi dichiarati, erano sostanzialmente mafiosi e, dopo anni di doppia rappresentazione di se stessi, hanno avuto assegnata definitivamente dalla Giustizia la maschera di mafiosi. Come molti antifascisti si comportarono da fascisti, e molti fascisti divennero antifascisti, anche i mafiosi divennero uomini delle istituzioni o al contrario uomini delle istituzioni furono mafiosi. Non è il caso dell’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che non raggiunge il livello del mafioso, né quello dell’antimafioso. Era e resta un bamboccione.
Nella melma della nuova società, dividere i buoni dai cattivi è diventato impossibile. La putredine si è così estesa che coinvolge ormai uomini e cani.