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28/08/2017 20:00:00

Marsala, consulente Procura eletto presidente del Consiglio interprovinciale dei chimici

Vincenzo Nicolì, consulente della Procura di Marsala in diverse importanti inchieste, è stato eletto presidente del Consiglio dell’Ordine interprovinciale (Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Enna e Trapani) dei Chimici di Sicilia.

Un importante riconoscimento per Nicolì che la Procura marsalese ha incaricato di fornire consulenze tecniche nei procedimenti avviati a carico dell’imprenditore Giuseppe Bianchi (Sicilia Acquaviti), dei poliziotti mazaresi accusati di avere redatto una relazione di servizio, per la Procura “falsa”, al fine di scagionare due di loro dalle imputazioni di omissione d’atti d’ufficio e falso ideologico in concorso, e infine anche nell’indagine sfociata nel sequestro della Sarco.

Tutte indagini condotte dalla sezione di pg della Guardia di Finanza della Procura all’epoca in cui era diretta dal luogotenente Antonio Lubrano, coadiuvato dal maresciallo Salvatore Missuto. Nel processo a Bianchi, in particolare, davanti al giudice monocratico Matteo Giacalone, Nicolì ha affermato che la quantità di scarti industriali prodotti nei sette anni di attività dal 2007 al 2013 dalla Sicilia Acquaviti ammontano a 11.000 metri cubi circa di reflui complessivi e 65.000 tonnellate di vinacce esauste.

I quantitativi di scarti liquidi dedotti dal consulente derivano dalla quantità di vapore acqueo necessario alla “disalcolazione”, ovvero l’estrazione dell’alcol dalla vinaccia fresca per la produzione delle flemme alcoliche. Calcolo quest’ultimo, a detta del consulente dell’accusa, approssimato per difetto e quindi a favore della stessa Sicilia Acquaviti, in quanto non considerati i quantitativi di acqua inserita nel disalcolatore dal “mastro distillatore”, necessari comunque al processo produttivo.

In conclusione, in contrasto con quanto dichiarato dalla difesa che l’unico scarto liquido che si forma proviene dalla distillazione delle flemme, la quantità di reflui industriali smaltiti “illecitamente”, in quanto non avviati a depurazione, ammontano a 11.000 metri cubi. Mentre, invece, le vinacce esauste sono da considerarsi “rifiuto”, considerata la volontà della ditta di disfarsene.