Il maltrattamento degli animali e il loro abbandono è una piaga di cui la Sicilia difficilmente si libererà. Il problema del randagismo è sottovalutato, non comprendendo che il randagio prima di essere tale è stato cane o gatto di affezione, poi abbandonato, da solo o con in propri cuccioli. I cani appaiono come le vittime della maggior parte dei reati, dalle sevizie, alle torture, alla riproduzione incontrollata, al traffico di cuccioli, alle lotte tra cani. Quello che è allarmante è che il dato pare sia destinato a crescere, il reato più comune è quello del maltrattamento, segue l'uccisione dell'animale.
L'emergenza da attenzionare è la lotta clandestina tra cani, nello specifico la razza utilizzata è quella dei pitbull.
Il maltrattamento e la violenza sugli animali sono comportamenti diffusi che affondano la problematica nella mancanza di azioni dirette a sensibilizzare gli studenti e la cittadinanza su un tema così delicato.
L'assenza di tale percorso indica il venir meno dell'impegno delle istituzioni sul fenomeno.
E' necessario che si comprenda che maltrattare un animale è un reato, perseguibile e punibile per legge, nonché una sentinella comportamentale che può costituire violenza successiva su un essere umano, specialmente debole: bambino o anziano.
Uno studio promosso dal Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali, dal Corpo forestale dello Stato e dall’associazione Link-Italia ha evidenziato come si possa affermare, senza dubbio alcuno, come ci sia una correlazione tra chi commette un maltrattamento su animale e successivamente si macchia di un crimine perpetrato su un uomo.
Lo studio è andato oltre: ha evidenziato, su un campione di detenuti, la tipologia di chi commette il reato su un animale: maschio e minorenne.
Ecco perchè le associazioni animaliste chiedono che ci sia cooperazione con le amministrazioni locali al fine di sensibilizzare bambini e adolescenti, senza far venir meno il ruolo dei docenti e delle famiglie, che devono educare a prevenire quelle azioni, che non sono ragazzate, ma che possono sfociare in azioni delittuose precise.
Dall'uccisione di un animale ad un uomo il passo è breve.
Lo studio ha dimostrato che la violenza inizia sugli animali, esseri deboli ed indifesi, per creare il distacco empatico dall'essere umano.
Marsala non è immune da questo tipo di violenze, l'anno scorso un gattino è stato, più volte, scaraventato da un muro all'altro fino a spezzargli la schiena, morì dopo poco, i soccorsi delle volontarie animaliste furono cosa vana. Nello stesso quartiere popolare, quello di Amabilina, cuccioli di cani sono stati utilizzati come palla da tirarsi tra ragazzini. L'inizio dell'anno non è andato meglio: due i cani ritrovati a Digerbato incaprettati: uno strangolato, l'altro con il cranio fracassato.
Di pochi giorni fa la notizia di un cane impiccato, nella stessa contrada, trovato dopo qualche giorno in stato di decomposizione avanzata.
Come sia finito il cane impiccato? Difficile comprenderlo, potrebbe essere stato ammazzato in questo modo ovvero potrebbe essere stato abbandonato, legato con una corda alla ringhiera, il cane per divincolarsi ha fatto tutto il resto.
La sostanza non cambia: un cane è morto per mano umana.
L'azione mirata delle istituzioni dovrebbe essere proprio quella di intestarsi delle battaglie di informazione ed educazione scoraggiando il dono degli animali da compagnia ai minorenni.
Gli animali sono esseri senzienti, capaci di provare affetto e dolore, per questo meritevoli di tutela, lasciando ai Comuni la responsabilità di prevedere un piano nascite e di controllo della sterilizzazione, predisponendo un piano di risanamento dei canili.
Lo stesso Trattato di Amsterdam, del 2008, prevede che gli Stati membri tengano conto del benessere animale.
Ma i Trattati spesso rimangono lettera morta, i cani, si sa, non votano e spesso sono l'ultimo pensiero di ogni istituzione.
Sull'ultimo episodio accaduto a Marsala, due notti fa, è intervenuto l'Assessore Regionale alla Salute, Baldo Gucciardi, con delega al randagismo: “E' una battaglia irrinunciabile di civiltà, su cui nessuno può tacere. Reati come il maltrattamento e l'abbandono degli animali vanno combattuti. Prevenuti, con una diretta azione di sensibilizzazione, che non può essere delegata solo alle associazioni animaliste volontarie, presenti sul territorio, ma guidata dagli organi preposti: Comuni in testa. Nel 2013 sono stato primo firmatario di disegno di legge che prevedeva l'istituzione della figura del Garante regionale per i diritti degli animali. Oggi, alla luce degli accadimenti, è indispensabile dargli voce. Mappatura di cani padronali, sterilizzazione e adozione “responsabile” la strada dalla quale partire. I canili non debbono essere strutture di accoglienza a vita ma stallo temporaneo, così da consentire il ricambio dei randagi, tolti dal pericolo della strada, in attesa di famiglia”.
Quel disegno di legge, a cui fa riferimento l'attuale Assessore Regionale alla Salute, Gucciardi, prevede l'introduzione nell'ordinamento regionale di un soggetto in grado di garantire una concreta azione di indirizzo, di promozione e di sviluppo delle politiche per la tutela e la salvaguardia degli animali. Il Garante avrà il potere di denunziare all'autorità giudiziaria i reati eventualmente commessi nei confronti degli animali, sarà legittimato a costituirsi parte civile essendo allo stesso riconosciuto la legittimazione a far valere l'eventuale danno prodotto dalla lesione di tali interessi.