E' stato arrestato per bancarotta fraudolenta Enzo Basso, noto giornalista ed editore siciliano, fondatore del settimanale "Centonove", molto diffuso a Messina e in Sicilia Orientale.
Bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e frode fiscale sono le accuse rivolte dalla procura al noto giornalista-editore messinese Enzo Basso, fondatore del settimanale Centonove, e attualmente editore di CentnovePress.
Il provvedimento è stato emesso dal G.I.P. del Tribunale di Messina, Dott.ssa Tiziana LEANZA, a conclusione di complesse ed articolate indagini di polizia economicofinanziaria dirette dalla Procura della Repubblica di Messina e svolte dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza della città dello Stretto.
Le indagini hanno permesso di accertare che gli indagati, tutti soci, amministratori e dipendenti di 8 società operanti nel settore dell’editoria e create nell’ultimo decennio, si sono resi autori di ripetute irregolarità nella redazione dei bilanci al fine di occultarne lo stato di crisi, simulando, in tal modo, una solidità patrimoniale inesistente che gli consentiva di beneficiare di ulteriori finanziamenti che poi non venivano saldati.
Secondo la procura il collaudato modus operandi, elaborato e gestito da Enzo Basso, consisteva nel creare società ad hoc, che venivano gravate di oneri connessi alla titolarità di importanti testate giornalistiche edite nella provincia di Messina, indebitate con l’Erario e con gli istituti previdenziali e successivamente messe in liquidazione con il contestuale spostamento della gestione della testata ad altre imprese momentaneamente in bonis.
Altro elemento rilevato nel corso delle indagini riguarda il ricorso alla forma delle società cooperative per tutte le imprese gestite dagli indagati, funzionale a garantire il godimento di rilevanti agevolazioni fiscali previste per tale forma societaria. Attorno a tali società ruotava l’apparato creato e gestito sotto la regia di B.V., con l’ausilio di una serie di persone a lui fiduciariamente collegate nell’ambito delle compagini sociali delle citate cooperative, che, tra l’altro, condividevano tutte la stessa sede o comunque i luoghi ove si svolgevano le principali attività. Sistematica era, infine, la ripetizione delle operazioni economiche poste in essere per trasferire verso le nuove società, di volta in volta costituite, la parte più rilevante del patrimonio aziendale.
I finanzieri del comando provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare che prevede gli arresti domiciliari per Basso e l’obbligo di firma per Francesco Pinizzotto, Giuseppe Garufi e Andrea Ceccio. Tutti sono accusati di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e frode fiscale. Il gip Tiziana Leanza ha inoltre disposto il sequestro preventivo “per equivalente” dei conti correnti, dei beni aziendali, delle quote di capitale e delle azioni intestate all’ultima delle società create dagli indagati.