È lecito criticare un sindaco - nel caso specifico quello di Erice Giacomo Tranchida (PD) -, e sostenere che un suo provvedimento è poco opportuno, quando questi assegna un incarico al Comune, quindi pagato coi soldi pubblici, a qualcuno che lo ha sostenuto in campagna elettorale.
Lo aveva sostenuto già il 14 gennaio 2016 la dott.ssa Adele Pipitone, del Tribunale Civile di Trapani, quando aveva respinto una richiesta di risarcimento da 200.000 euro avanzata da Tranchida nei confronti del blogger Natale Salvo.
Lo ha ribadito, la Corte d’Appello di Palermo quando, ieri, dopo un procedimento giudiziario lungo oltre sette anni (i fatti risalgono processuali all’estate del 2010), ha mandato assolto lo stesso blogger rispetto alla querela presentata dall’allora dirigente del movimento “Erice che Vogliamo” Filippo Messina (che aveva pure chiesto un risarcimento da 50.000 euro) cui era stato assegnato un incarico da circa complessivi 40.000 euro lordi al Comune di Erice pochi mesi dopo le elezioni del 2007.
«Il fatto non sussiste». Con questa espressione, la terza sezione della Corte d’Appello di Palermo, presieduta dal dott. Antonio Napoli, dopo aver sentito la relazione del consigliere dott. Rossana Guzzo, ha assolto il blogger trapanese Natale Salvo riformando la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Trapani che, poco più d’un anno fa, lo aveva invece condannato a due mesi e venti giorni di reclusione.
«Da subito avevo sostenuto che si trattava di un clamoroso errore giudiziario – commenta Natale Salvo -. Oggi viene smentito chi, invece, dopo la sentenza di primo grado sbatteva la mia foto in “cronaca nera” scrivendo frettolosamente che io avevo diffamato Filippo Messina, dimenticando anche l’articolo 27 della Costituzione Italiana che afferma ancora come “l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”».
Con riferimento al fatto che l’incarico di webmaster al Comune di Erice fosse stato conferito al dott. Filippo Messina, noto sostenitore del sindaco Giacomo Tranchida durante la campagna elettorale, nonostante vi fossero altri candidati adeguatamente qualificati per ricoprire quell’incarico, nella propria arringa finale, l’avv. Giuseppe Maria Ingrassia, che difendeva Salvo, ha sostenuto: «la colpa di Natale Salvo non è quella di avere pensato ciò che tutti avremmo pensato, ma bensì quella di aver messo gli elettori in condizioni di pensare».
«Ho fatto 13! Ieri si è concluso, dandomi per la tredicesima volta ragione, un procedimento giudiziario a mio carico ancora una volta intentatomi da un esponente politico di questo territorio – ha aggiunto ancora Salvo -. Trapani è il capoluogo della mafia, è la città del proverbio omertoso che si tramanda da padre in figlio “fatti i fatti tuoi e campi cent’anni”. Io, invece, ringrazio Dio d’avermi sottoposto a questa prova e permesso di dare al mio quindicenne figlio Francesco un diverso insegnamento: la libertà d’opinione e di espressione sono dei Valori, anche in questa terra, che vanno perseguiti a qualunque costo. Ora spero che anche i miei concittadini abbiano questo coraggio e rinneghino l’omertà».