“La violenza contro le donne è forse la più vergognosa violazione dei diritti umani. Non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza. Fintanto che continuerà non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace”. Le parole di Kofi Annan hanno aperto la II edizione del convegno “Ho giurato di non stare mai in silenzio” organizzato dall’Istituto comprensivo “Stefano Pellegrino” di Marsala già dallo scorso anno “presidio territoriale contro la violenza sulle donne” grazie alla collaborazione con: Comune, consorzio Solidalia e associazione Metamorfosi.
Ad aprire la II edizione sono stati i ballerini Giovanna Panicola e Giovanni Paladino (campioni italiani di ballo, in quanto terzi classificati alle competizioni di Rimini) che hanno danzato rappresentando la violenza e la pacificazione di una coppia. Poi, a fare gli onori di casa è stata la dirigente scolastica Nicoletta Drago: “i ragazzi saranno i nostri paladini – ha detto la preside –, porteranno fuori da qui questo messaggio per educare alla parità dei generi a partire dagli strumenti normativi, primo fra tutti l’ Art. 3 della nostra Costituzione”.
Infatti proprio due alunne hanno preso la parola sottolineando la necessità di fare rete, di creare legali per rompere le violenze silenziose che si nutrono dell’indifferenza del mondo, Il dibattito non ha puntato sulle forme di violenza, ma anche su altre disparità nel mondo del lavoro. A parlarne è stata il giudice Caterina Greco: “Già l’articolo 37 della Costituzione dice che la donna lavoratrice ha gli stessi diritti dell’uomo. Il Costituente aveva già capito nel 1948 la difficoltà di conciliare i tempi tra casa e lavoro. Tuttavia le prime leggi a tutela della maternità arrivano 30 anni dopo, nel 71 e nel 77, ma ancora non si parla di azioni positive per ridurre la differenza di genere.
La prima legge in questo senso arriva negli anni 90 per una maggiore condivisione di entrambi i sessi della cura della famiglia e degli anziani. Al sud infatti c’è un modello di società mediterraneo. I soggetti deboli sono a carico della famiglia e cioè a carico della donna. Se questo non viene risolto la parità non si potrà mai realizzare. In Italia la parità di genere è lontana, e deve essere ribadito che sul lavoro, in caso di atti discriminatori (anche le molestie lo sono) giudice può intervenire direttamente”.
Un messaggio forte di speranza è stato lanciato dall’avvocato Manuela Linares, da anni impegnata nell’azione di mediazione familiare: “Oggi io sono strumento di una voce: quella di una donna di Castelvetrano che si è sottratta alle violenza del marito. Il centro Le Onde di Palermo ha segnalato lei tra 6 che a Roma sono state accolte dal presidente Mattarella e dalla Boldrini”.
Manuela Linares ha letto la lettera scritta dalla donna: “Dopo la nascita dei primi tre figli le violenze da psicologiche sono diventate fisiche. Ho avuto timore di perdere i figli più grandi. Poi sono scappata e sono andata in ospedale col mio figlio piccolo. Dopo un mese ho denunciato cominciando un calvario di processi. Dopo 9 anni lui è stato condannato, ma è ancora libero. I miei figli non hanno accettato la mia decisione di andare via. Ma l’ho scampata. Morirò di morte naturale, non tra le mani di un orco. Però nella causa civile hanno deciso che i figli dovevano stare col padre. La giustizia non è stata completata. Sono una mamma spezzata”.
Purtroppo anche tra gli immigrati si registrano episodi di violenza incredibili: “Una ragazza figlia di immigrati – ha continuato l’avvocato – ha subito dal fratello violenze sessuali fin da piccola, ma ha trovato il coraggio di denunciarlo quando l’uomo ha ripetuto questi atti contro la sorellina di otto anni. Poi ha confessato, ma ha detto che non si è pentito. Ora ci sarà l’appello”. A rappresentare il Comune di Marsala è intervenuta la consigliera Linda Licari: “Ogni giorno noi donne combattiamo piccole battaglie.
Siamo travolte dal fatto di essere donne e doverci imporre e spesso diamo fastidio se ci mostriamo teste pensanti. Eventi come questo sono fondamentali per la formazione di una società che sia pari”. “Una ragazza che scappa dal suo paese perché subisce violenza vive due violenze, e spesso incontro ragazze che hanno avuto l’illusione di liberarsi, ma poi qui sono state costrette a prostituirsi dietro minaccia che, se si fossero rifiutate, le loro famiglie sarebbero state uccise – ha ribadito Maria De Vita, psicologa e presidente del Consorzio Solidalia -. Soffrono il distacco dalle loro famiglie sapendo di essere tacciate come donne che si prostituiscono.
A Paceco però le suore ultra ottantenni le hanno accolte. E ora una ragazza lavora in una parrucchiera importante a Trapani, lei ce l’ha fatta. Una cliente si è però lamentata, diceva che faceva puzza, il titolare l’ha invitata a scegliere un’altra parrucchieria”. All’incontro ha preso parte anche la tenente dei carabinieri Virginia Coni, comandante del Nucleo Operativo Radiomobile di Marsala, giovane donna che ha portato il saluto dell’arma e ha invitato a rivolgersi ai carabinieri per denunciare le violenze di genere. “Il lavoro del centro antiviolenza del Comune – ha detto Anna Maria Bonafede, presidente dell’associazione Metamorfosi che a breve riprenderà i laboratori di sensibilizzazione nell’I.C. “Pellegrino” – è quello di sensibilizzare e stilare un protocollo condiviso per aiutare le donne.
Per comprendere come stanno le cose abbiamo somministrato un questionario a 100 donne in tutta Marsala. Ebbene, per le donne marsalesi il fenomeno della violenza non esiste. Registriamo un’omertà profonda. Noi mamme di figli maschi dobbiamo fare un lavoro su di loro. È faticoso trovare il tempo. Ma il tempo speso per i bambini non è mai vano. Ecco perché siamo qui: il tempo speso nelle scuole è un investimento grande. L’anno scorso nei plessi Gabelli e Bufalata abbiamo lavorato sugli stereotipi che vanno spezzati per parlare seriamente di parità. Anche quest’anno i laboratori si terranno in questa scuola”.
A chiudere l’incontro è stato Massimo Licari, presidente dell’associazione Skenè e regista del film “Mai più Veronica”: “È una storia vera avvenuta nella nostra città circa 50 anni fa. Una bambina di 16 anni ricevette le avance da un mafioso fu rapita e violentata. Il padre non accettò il matrimonio riparatore, ma accettò di mandarla fuori dal paese. Io ho interpretato il padre e mia figlia ha interpretato la figlia e ho pianto. Mi sono sentito guidato. Ma sento di dire che l’omertà c’è ancora”. Accorato l’appello del l’attrice Eleonora Bongiorno: “Dobbiamo saper ascoltare il silenzio delle nostre bambine. È più rumoroso del baccano”. L’evento è stato moderato da Chiara Putaggio.