Castelvetrano è stata messa sottosopra, ieri, dalla polizia, in un'operazione inedita, nel modo di svolgimento e nelle finalità. Non ci sono stati arresti, ma perquisizioni a sorpresa, forse con la speranza di trovare l'ultimo dei boss di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993. O almeno, per acquisire elementi utili a capire dove sia. Obiettivo della Procura antimafia di Palermo, che ha coordinato il blitz, una serie di persone ritenute vicine al boss. In casa loro e nelle loro aziende sono piombati all'improvviso circa 200 agenti della polizia, appartenenti alle Squadre mobili di Palermo e Trapani, e al il Servizio Centrale Operativo del Viminale.
Le perquisizioni hanno interessato 25 persone: Biagio, Giovanni Cappadonna gemelli, 51 anni, Vito Cappadonna, 55 anni, Vito Circello, 62 anni, Santo Clemente, 44 anni, Andrea Craparotta, 54 anni, Calogero Curseri, 50 anni, Cosimo Cuttone Di Carlo, 50 anni, Matteo Filardo, 49 anni, Giovanni Furnari, 72 anni, Tommaso Geraci, 63 anni, Michele Giacalone, 69 anni, Calogero Giambalvo, 41 anni (ve lo ricordate? è il consigliere comunale intercettato a fare gli elogi al boss Messina Denaro...), Leonardo Ippolito, 62 anni, Antonino Italiano, 50, Giovanni Madonia, 52 anni, Leonardo Masaracchio, 61 anni, Nicola Messina Denaro, 55 anni, Michele Pacella, 55 anni, Gaetano Pavia, 27anni, Giovanni Rollo, 72 anni, Giovanni e Vincenzo Santangelo, 77 e 67 anni, Gaspare Varvaro, Nicolò Venezia, di 49 anni.
Si tratta di «personaggi già noti - spiega il capo dello Sco Alessandro Giuliano - alcuni già arrestati e condannati, altre volte denunciati, ora indagati per procurata inosservanza di pena aggravata dalle finalità mafiose». Nessuno di loro è stato arrestato, tutti sono a piede libero, al momento. Ma hanno ricevuto un avviso di garanzia, collegato alla perquisizione, per il reato di «procurata inosservanza di pena». In altre parole, sono ritenute concretamente attive nella protezione del boss latitante. E le perquisizioni e i sequestri effetuati servono a trovare elementi che possano portare alla cattura del latitante, anche se Messina Denaro è abile nel non lasciare alcuna traccia di se, tanto che c'è chi dubita che sia ancora in vita.
Controlli sono stati eseguiti all'interno del circolo del dopolavoro ferroviario, che occupa abusivamente un locale della stazione, con le spese di elettricità a carico della società ferroviaria. Le perquisizioni hanno anche interessato alcuni commercianti. E' stato sequestrato tantissimo materiale documentale: computer, agende, registratori di cassa di imprenditori e di commercianti. Perquisizioni hanno subito titolari di grandi negozi nel centro di Castelvetrano. Ci sono state perquisizioni in città, ma anche in case di campagna, i poliziotti hanno anche utilizzato attrezzature particolari per verificare l'esistenza di cavità o addirittura bunker all'interno di immobi Gli agenti hanno sequestrato 25 fucili, una decina di rivoltelle e pistole automatiche, e circa 2 mila munizioni.
ALcune notizie sugli indagati. Tramite Vito Cappadonna, raccontò anni fa il collaboratore di giustizia Francesco Geraci, Matteo Messina Denaro avrebbe procurato delle case per le vacanze a Triscina di Giuseppe e Filippo Graviano, i boss s di Brancaccio. Biagio Cappadonna, invece, avrebbe fatto da tramite tra la multinazionale Mc Donald’s e il proprietario del terreno su cui doveva sorgere un fast food. Ad eseguire una parte dei lavori sarebbero stati i Filardo, cugini di Messina Denaro. Di Clemente si parlò per l’amicizia che lo legava a Gaspare Como, sposato con Bice Messina Denaro, una delle sorelle del latitante. Craparotta nel 2010 fu coinvolto nella stessa indagine che portò in carcere, tra gli altri, anche il fratello del boss, Salvatore Messina Denaro. Filardo fu arrestato, processato e infine assolto dall’accusa di tentata estorsione. Come assolto fu anche Leonardo Ippolito. Furnari, invece, ha già scontato una condanna per mafia nato dal blitz Omega del 1995.Giovanni Santangelo è lo zio materno del latitante. Fu intercettato mentre parlava con la sorella Rosa di soldi che servivano a Matteo, per "volare".