La situazione dei rifiuti in Sicilia continua ad essere critica. Nei giorni scorsi la Corte dei Conti ha presentato una sua relazione che evidenzia tutte le criticità di una cattiva gestione e di una incapacità nel saper dare una risoluzione definitiva al problema. Ancora una volta in Sicila si è fatto ricorso ad un'autorizzazione del Ministeo dell'Ambiente per risolvere l'emergenza.
L'atto d’accusa in 28 pagine, trasmesso al ministero dell’Ambiente vede nella riforma della legge 9 del 2010, un totale fallimento. La Regione non ha presentato i dati e i magistrati non hanno potuto che constatare un preoccupante quadro complessivo a livello organizzativo e gestionale.
La Regione non ha attuato il piano e ha perso i fondi UE - Da due anni il ministero sollecitava l'approvazione del piano rifiuti e la non approvazione ha spinto la Commissione europea a stoppare l’assegnazione dei fondi Ue.
In pratica, non aver approvato il piano rifiuti ha provocato la perdita di milioni che dovevano arrivare dall’Ue. Inoltre, segnala la Corte dei Conti, «la carenza della programmazione regionale è stata particolarmente grave ed estesa, causa di fallimenti pianificatori a cascata. La laconicità e l’inadeguatezza della pianificazione generale diventano fattori moltiplicatori delle incertezze e delle carenze di tutti i soggetti coinvolti nel ciclo dei rifiuti. Ciò porta alle gravi ed estese criticità dell’intero sistema: dalla situazione delle discariche all’affidamento del servizio di gestione fino ad arrivare alle inadempienze da parte dei Comuni».
Il flop della differenziata - Secondo i magistrati ogni volta che la Regione tratta col ministero gli aiuti, inserisce negli accordi l’aggiornamento del Piano rifiuti «ma è solo una clausola di stile». La Regione, in fase di contraddittorio, ha fornito dati secondo cui a luglio 2017 la differenziata sarebbe arrivata al 22%. Ma aggiungono che «su questi dati il ministero dell’Ambiente esprime talune perplessità». Il problema della differenziata, sintetizza la Corte, riguarda per lo più le tre grandi città metropolitane. E anche in questo caso non c’è certezza neppure sui dati: la Regione scrive che Palermo è arrivata al 14% mentre in base ai dati nazionali non è che al 7,1%.
Il buco degli Ato - La Sezione di Controllo ha messo in evidenza soprattutto i costi che la galassia che ruota intorno alla Regione ha dovuto sostenere a causa dei ritardi nella creazione di un efficiente sistema di gestione. In particolare quelli dei vecchi Ato, che continuano a produrre debiti. La Corte sottolinea che l’ultima rilevazione mostra un debito di un miliardo e 789 milioni. Ma aggiunge, non senza dolersene, che mancano anche in questo caso dati aggiornati: «C’è un ulteriore aggravamento della situazione debitoria degli Ato, stante l’assenza di un’attività di pianificazione funzionale ed economico-finanziaria. La richiesta della Corte di un quadro aggiornato non ha trovato riscontro».
E mentre i vecchi Ato continuavano a restare in piedi producendo debiti, le nuove Srr previste dalla riforma del 2010 non sono mai entrate in funzione: «Ci sono gravi criticità - scrivono i magistrati - connesse al compimento degli atti propedeutici al regolare funzionamento delle Srr relativi al trasferimento del personale e delle attrezzature e al recupero del capitale sociale non versato dai Comuni soci». Le Srr non hanno neppure ricevuto gli impianti, rimasti nell’orbita degli Ato, e questo stupisce la Corte dei Conti: «Sarebbe stata opportuna la definizione da parte della Regione di un piano di assegnazione degli impianti». È per questo che delle 18 Srr che dovevano gestire materialmente sul territorio la raccolta «ne risultano operative solo 4».
La Corte dei Conti segnala l’esigenza di cessare la gestione basata sulle ordinanze di emergenza: l’ultima è stata firmata in accordo col ministero qualche settimana fa. «Il ricorso continuato ad uno strumento straordinario la cui ammissibilità richiede l’esistenza di casi di comprovata necessità di tutela della salute pubblica e dell’ambiente - conclude la Corte dei Conti - evidenzia notevoli difficoltà di attuazione di un impianto normativo inadeguato e contraddittorio, così come la mancanza di una governance strutturata che fa sì che coesistano una pluralità di soggetti aventi competenze spesso sovrapposte con la conseguente incapacità di addivenire a proficue e coordinate azioni. Alla scadenza dell’ultima ordinanza ci sarà l’impossibilità di trovare una collocazione ed un trattamento idoneo dei rifiuti di larga parte del territorio regionale. Nel breve periodo l’unica alternativa sarà la spedizione dei rifiuti in altre regioni o all’estero»
Situazione ad Erice - Fino al 15 gennaio sarà possibile conferire al Centro di raccolta del Comune di Erice, che si trova in contrada Rigaletta Milo, i rifiuti differenziati relativi all’anno 2017, al fine di permettere il raggiungimento delle quantità che danno diritto alla riduzione della TARI per l’anno 2018. Il provvedimento disposto dalla sindaca Daniela Toscano è la soluzione adottata per garantire un adeguato livello di tutela della salute e dell'ambiente. Il mancato conferimento protrattosi per diversi giorni aveva determinato il rallentamento della possibilità di raggiungere i quantitativi necessari per la riduzione della TARI secondo le norme regolamentari vigenti (50 kg: 15%; 100 kg: 35%; 200 kg: 50%). Per questo si è reso necessario il provvedimento della sindaca Daniela Toscano. Il Centro di Rigaletta Milo è operativo lunedì e giovedì dalle 15 alle 18, martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 8 alle 13.
Situazione a Trapani - A Trapani l’emergenza rifiuti è terminata, e adesso si fanno le stime di quanto sia costata. Il Comune ha impegnato 50 mila euro per la “Trapani Servizi” per la pulizia straordinaria della città nei tre giorni e per la spazzatura che finirà in discarica, superiore alla media, fino al 31 dicembre. Altre 116 mila euro sono state emesse in favore della “Catanzaro Costruzioni”, la ditta che gestisce l’impianto di Siculiana, dove finisce il 70% della spazzatura lavorata a Borranea dalla “Trapani Servizi”.
Da settembre, in totale sono stati impegnati circa 250 mila euro proprio in favore della società “Catanzaro Costruzioni”. C'è da dire che questi fondi sono stati “stornati” alla “Trapani Servizi” nel capito di Bilancio, per cui, alla fine, non c’è stata una grande differenza rispetto a quanto era previsto originariamente.
La “Trapani Servizi” in tre giorni ha rimosso quasi 800 tonnellate di spazzatura dalle strade della città, frazioni comprese, accumulatesi a causa della chiusura della discarica di Borranea a causa della saturazione della vasca “F” ed è andata incontro a delle spese che, però, la società non ha ancora quantificato. Il consuntivo, infatti, verrà effettuato entro la fine dell’anno. «Aspettiamo di conoscere, con precisione, il riferimento sui quantitativi totali di rifiuti conferiti come straordinario» afferma Carlo Guarnotta, amministratore unico della “Trapani Servizi”. La società è stata costretta, inoltre, a ricorrere al noleggio di alcuni mezzi, comprese le pale meccaniche per liberare le strade. La “Trapani Servizi” si augura che a ripianare il tutto intervenga il Comune.
ASSUNZIONI ALLA SRR TRAPANI PROVINCIA SUD - 53 ex dipendenti della Belice Ambiente saranno assunti dalla Srr Trapani Provincia Sud. L’elenco degli aventi diritto stato approvato dal commissario straordinario Sonia Alfano, che sostituisce il consiglio di amministrazione della società. Questi 53 lavoratori hanno già vinto la causa del lavoro ma la Srr non li poteva assumere se prima la sentenza non fosse passata in giudicato. Resta in sospeso la sorte di altri 55 lavoratori che attendono la pronuncia finale della corte di Cassazione sulle cause di lavoro avviate nei confronti della Belice Ambiente. Allo stato, per poter essere inseriti in una successiva graduatoria i 55 lavoratori devono presentare alla srr la sentenza definitiva entro il 31 dicembre prossimo, altrimenti sorgerebbero gravi problemi. I 53 lavoratori aventi diritto verranno convocati dalla Srr Trapani Provincia Sud per la firma del contratto e il loro successivo distacco presso i comuni dell’ambito territoriale, la maggior parte di loro dovrebbe prendere servizio nel comune di Mazara che dovrebbe firmare intanto il contratto con l’impresa che si è aggiudicato l’appalto per cinque anni per un importo di poco superiore a 26 milioni di euro.