La Lega di Matteo Salvini arriva in Sicilia e acchiappa più del 5%, sono tre gli eletti: Giulia Bongiorno, Alessandro Pagano e Carmelo Lo Monte.
Per Pagano non si tratta di un voto di pancia: “Questo non è un partito solo di slogan, è un soggetto a fortissima valenza antropologica perché mette al centro la persona. E ci si ritrovano, infatti, persone dalla Sicilia al Trentino Alto Adige”.
Il confermato deputato nisseno lancia un monito a Nello Musumeci, governatore della Sicilia, dovrà tenere conto del risultato della Lega in Sicilia.
Tante le facce nuove che arriveranno in Parlamento il 23 marzo, tanti anche gli esclusi.
Non arriva a Roma Fabio Giambrone, caro a Leoluca Orlando, le percentuali dei dem sull'isola sono talmente basse che non lasciano scampo: nessun seggio per l'ex presidente della Gesap.
Resta a casa, dopo tanti anni alla Camera, l'ex ministro Saverio Romano. Flop della lista che non è arrivata al 3% dello sbarramento nazionale, battuto anche nel collegio uninominale di Monreale. Per la stessa motivazione non sono stati eletti Margherita La Rocca Ruvolo, Mariella Ippolito, Giuseppe Lombardo, Giuseppe Ruvolo e Giovanni Pistorio.
Non ce la fa Nino Oddo, segretario regionale del PSI, la sua lista Insieme non arriva allo sbarramento nazionale. Finito questo appuntamento politico, il socialista Oddo è già proiettato alle amministrative di Trapani: “Trapani, già priva di rappresentanti all’ ARS ed in una condizione di democrazia sospesa per il commissariamento in corso, si ritrova dopo il voto nazionale con una presenza parlamentare ridotta al lumicino, vivendo dal punto di vista politico forse la stagione più buia della sua storia recente. Il candidato sindaco della costituenda coalizione deve ovviamente caratterizzarsi per la capacità di parlare e rappresentare al di là degli steccati ideologici o personalistici a buona parte della città. A queste condizioni è mia intenzione avviare nei prossimi giorni un giro di consultazioni per verificare l’ agibilità di un progetto politico che vada nella direzione di dare un assetto politico democratico ed autorevole alla città, che rifugga dalle spinte populistiche e demagogiche che nel deserto della politica con la p maiuscola hanno preso piede a Trapani”.
Per il Partito Democratico al Senato non è scattato il secondo seggio, a casa Teresa Piccione, a nulla sono valsi i salti mortali in campagna elettorale fatti da Peppino Lupo, capogruppo all'ARS.
Dentro i dem l'aria è tesa, si cercano le responsabilità ma soprattutto si chiedono le dimissioni. Rosario Crocetta non è stato di bocca dolce con il segretario nazionale, Matteo Renzi: “E' stata una rivolta contro l'arroganza di Renzi. Ha avuto il trattamento che merita. Renzi ha avuto quello che merita, causando, in prima persona, una sconfitta che lui ed i suoi fedelissimi non riuscivano ad immaginare, poiché completamente distanti dalla società. Renzi voleva i voti a favore di un partito di sinistra, attraverso politiche di destra, candidando uomini di destra, impresentabili e cortigiani. Un Renzi zitto e persino compiacente rispetto a propri candidati abili a prendere i voti con le "fritturine"'di pesce. Un Renzi che non si e' indignato neppure di fronte ad episodi di grave condizionamento del voto che hanno coinvolto alcun candidati Pd, nel corso di questa campagna elettorale...”.
Una dichiarazione questa che non è andata giù a Giancarlo Garozzo, della direzione nazionale del partito: “Chi oggi attacca il segretario nazionale del Partito democratico Matteo Renzi, dimentica o fa finta di dimenticare chi ha guidato il Pd in Sicilia negli ultimi anni. Chi parla di opportunisti e scelte sbagliate dimentica probabilmente di essere il responsabile principale del disastro del proprio governo regionale".
Garozzo difende anche Davide Faraone: “Il segretario Matteo Renzi, il sottosegretario Davide Faraone e i renziani in Sicilia hanno cercato in tutti i modi di limitare i danni di chi oggi ha il coraggio, o forse la faccia tosta, di chiedere le dimissioni di Renzi e di chi in queste settimane, durante la campagna elettorale, ha irrimediabilmente remato contro il Pd. Figure come il segretario regionale Fausto Raciti dovrebbero invece pensare a fare un pò di sana autocritica perché se il risultato del Partito democratico in Sicilia è stato un totale disastro è prima di tutto colpa loro. Per non parlare dell'ex governatore Rosario Crocetta che invece di accusare Renzi di aver effettuato scelte sbagliate dovrebbe pensare a tutte le decisioni dannose per la Sicilia che ha fatto lui. Crocetta pensi al disastro del suo governo regionale invece di pensare a un diritto di critica che di certo non gli spetta”.
Polemiche che non si placheranno a breve: anche i partigiani Antonio Rubino, Carmelo Greco e Antonio Ferrante , in conferenza stampa hanno chiesto le dimissioni di tutti i vertici. I "ribelli" dicono che questo è il dato numerico più basso che il PD ha raggiunto dal 1992 ad oggi: “Si dovrebbe fare come abbiamo fatto noi un mese fa, rimettere il mandato e ripartire dai territori. Dobbiamo riannodare il legame sentimentale con la nostra gente”.
Poi se la prendono con i deputati regionali dem, secondo i partigiani non farebbero una chiara e netta opposizione: “Siamo di fronte al cuffarismo senza Cuffaro, e noi non saremmo credibili come forza di governo se non svolgessimo il compito di opposizione che ci è stato affidato. Dobbiamo mettere in discussione noi stessi per riannodare il legame sentimentale con un blocco sociale esteso. Non possiamo essere il partito di tutti, dobbiamo essere un partito di sinistra”.
E' un botta e risposta, Nino Musca, segretario giovanile dei dem afferma che la colpa della sconfitta è da ricercare anche in questa polemica creata ad hoc sotto elezioni nazionali: “Onestà intellettuale vorrebbe che i cosiddetti partigiani Pd ammettessero di aver contribuito alla sconfitta elettorale del Pd. Prima con l’appoggio incondizionato al governo Crocetta e poi, in tutta la campagna elettorale con una azione sistematica sui media tesa ad indebolire il Pd. È evidente che questa scelta irresponsabile abbia favorito i cinquestelle, abbia creato confusione e malumore tra la nostra gente”.
Non vincono e non portano nulla a casa nemmeno i candidati dell'uninominale per la coalizione di centro destra. Toni Scilla, mazarese, candidato al Senato per il collegio di Marsala viene sconfitto dal candidato Francesco Mollame dei Cinque Stelle: “Abbiamo totalizzato quasi 95 mila preferenze, parecchie ma non abbastanza per permetterci di raggiungere il nostro obiettivo primario che era quello di assicurare al nostro territorio un rappresentante al Senato della Repubblica. I dati nazionali ci dimostrano chiaramente che il Movimento 5 Stelle è riuscito ad avere la meglio in quelle regioni dove l’economia gira poco e la povertà dilaga. Il promesso reddito di cittadinanza ha fatto da specchietto per le allodole attirando le preferenze di buon parte dei bisognosi. Ora per dovere civico e sociale i pentastellati si attivino per mantenere le promesse”.
Sconfitta anche per Pamela Orrù, candidata per la Camera al collegio uninominale per il centro sinistra. La senatrice uscente manifesta la sua amarezza: “I cittadini hanno scelto: abbiamo perso a livello nazionale e regionale! La sfida nel Collegio uninominale di Marsala era data persa fin dall’inizio ma, da donna di partito, non mi sono tirata indietro e mi sono spesa con convinzione. Le sconfitte sono sempre dolorose ma dobbiamo assumerci la responsabilità di quanto è accaduto e avere l’umiltà di interpretare, fino in fondo e con spirito critico, il messaggio che ci arriva dagli elettori. E’ necessario sapere analizzare e affrontare le ragioni di questa sconfitta, sia a livello regionale sia a livello nazionale. E questo a fronte dell’azione dei governi PD, visto che lasciamo il Paese in una condizione migliore rispetto al 2013”.
Stoccata finale poi a chi è stato eletto attingendo ai voti del nostro collegio, la Orrù non fa il nome nel suo comunicato stampa ma è chiaro che si tratta dell'unico eletto alla Camera dei Deputati nel listino, Carmelo Miceli: “Auguro buon lavoro a tutti i neo parlamentari del territorio e spero che chi è stato eletto nel Partito Democratico, soprattutto grazie ai voti espressi dal Collegio di Marsala-Trapani, voglia davvero rappresentare le nostre comunità”.
Festeggia il partito dei Cinque Stelle l'elezione di Piera Aiello nel collegio di Trapani e Marsala. Dichiara la neo deputata: "A distanza di poche ore dalla competizione elettorale mi sembra doveroso ringraziare tutti coloro che in questi mesi di campagna elettorale mi hanno sostenuto ed affiancato in questa che è stata una Meravigliosa Avventura che ci ha portati ad ottenere risultati clamorosi. Grazie a tutti i rappresentanti di lista, ai portavoce comunali, regionali ed europei, agli attivisti dei meet up: “Marsala in Movimento” nonché quelli di Trapani, Alcamo, Gibellina, Salemi, Petrosino, Castellammare del Golfo, San Vito Lo Capo ed Erice. Ringrazio ovviamente gli elettori del Collegio Marsala/Trapani 1-08 che hanno dato fiducia al Movimento 5 Stelle ed a me. Senza tutti loro non sarebbe mai stato possibile raggiungere questo incredibile traguardo. Adesso occorre iniziare a lavorare seriamente e con passione solo ed esclusivamente per il bene dell'Italia. Il risultato delle urne rappresenta un momento storico per la nostra amata nazione, fino ad oggi martoriata e, oserei dire, stuprata da una mala politica basata sulla disonestà e sul clientelismo. Non ci resta che rimboccarci le maniche e far sì che, finalmente, le nostre stelle possano portare la luce e la speranza di una vita migliore per noi e per le generazioni future. Grazie 77950 volte".