Ma insomma, c'è del vero o è fuffa l'inchiesta de L'Espresso sul testimone che ha visto Matteo Messina Denaro? In giro la delusione è tanta. L'Espresso è andato a ruba in edicola, e cioò conferma che Messina Denaro è un boss le cui storie attirano molto i lettori, circa i contenuti, c'è chi ha considerato l'articolo interessante, chi parla di soldi buttati.
Bisogna prendere l'articolo per quello che è. Non un'inchiesta giornalistica, ma la pubblicazione di alcuni estratti dei verbali di un testimone, che comunque Messina Denaro l'ha visto solo per un attimo, al porto di Palermo, tanti anni fa, confermando dunque il dato che da tempo non si hanno più notizie del boss di Castelvetrano, latitante dal 1993. Altra considerazione: un conto è pubblicare una testimonianza inedita, che poi diventa oggetto di indagini per le varie Procure (questi si che è uno scoop), un conto è pubblicare un verbale che fonti interne della stessa Procura, in questo caso Firenze, hanno fatto uscire fuori.
Il testimone parla molto dei rapporti tra la famiglia di Messina Denaro e le 'ndrine e ricostruisce diversi episodi in cui i protagonisti sono un uomo della ’ndrina e Francesco Guttadauro, 30 anni, nipote di Messina Denaro. Francesco è figlio di Carlo Guttadauro, condannato per mafia, fratello di Filippo - sposato con la sorella del latitante trapanese - e Giuseppe, quest’ultimo mafioso della zona di Brancaccio a Palermo. «Entrambi sono venuti a cena nel ristorante in cui mi trovavo, e il calabrese mi ha detto che il giovane era il nipote di Matteo Messina Denaro. Questo incontro è stato fotografato di nascosto». I due sono arrivati al ristorante con una Bmw guidata da quello che è stato presentato come il nipote del latitante». Per gli investigatori che hanno analizzato le dichiarazioni, ci potrebbe essere un nesso fra l’automobile indicata dal testimone e quella di una persona di famiglia. Si tratta di Nicola Russo, 43 anni, originario di Palermo ma residente a Trieste. Russo è cugino di primo grado di Francesco Guttadauro. Ed è un magistrato. Scrive L'Espresso: "L’anno scorso il pm ha festeggiato a Pordenone il decennale dal suo ingresso in magistratura. È stato applicato alla procura del Friuli occidentale per sei mesi. Poi è tornato a Trieste, prima come toga della pubblica accusa e oggi in servizio alla procura per i minorenni. In Sicilia è stato avvocato penalista e civilista, solo dopo ha deciso di fare il magistrato superando brillantemente il concorso di ammissione. Prima di arrivare a Pordenone ha lavorato al tribunale di Gorizia - dal 2009 al 2015 - occupandosi anche del maxi-processo sull’amianto. Nel curriculum anche un breve periodo a Milano, qui si è occupato di diritto del lavoro, e a Udine". E ancora. "Da questa istruttoria emerge un presunto rapporto con i mafiosi palermitani e trapanesi: Francesco Guttadauro, amico degli ’ndranghetisti guida la Bmw che gli inquirenti collegano al cugino magistrato".
Altri ricordi del super testimone: «Matteo Messina Denaro si è incontrato a Pisa presso il bar Gambrinus con il calabrese, il “nipote” (Francesco Guttadauro) e altre persone». E poi aggiunge: «Hanno alloggiato in un hotel di Cascina».
Il testimone spiega che le visite del latitante si sarebbero ripetute più volte in Toscana, «dove ha trascorso diversi giorni di vacanza a luglio anche a Forte dei Marmi» e in alcune occasioni avrebbe alloggiato in un resort di pregio sulle colline pisane con piscina e vista mozzaiato. Anche questo aspetto non è una novità: perchè è certo che Messina Denaro è stato a Forte dei Marmi, ma nel 1993. Conclude il testimone: «Doveva andare in un paese della Liguria a parlare con un sindaco per due affari. L’acquisto di un residence tramite società di riferimento dei siciliani e dei calabresi e un appalto per riiuti speciali al quale dovrà collaborare un’azienda legata alla ’ndrangheta».