La battaglia di Alitalia contro Ryanair le altre compagnie low cost segna un punto a favore della compagnia di bandiera, riportando l’attenzione sugli accordi con gli aeroporti spesso ritenuti poco trasparenti.
Come informa Il Sole 24 Ore, con una sentenza della Cassazione si mette fine a una battaglia iniziata nel 2015 con la quale Alitalia aveva chiesto attraverso una serie di ricorsi ai Tar di Veneto, Puglia, Sardegna e Sicilia, l’esibizione dei contratti sottostanti gli accordi tra Ryanair e gli aeroporti di Alghero, Bari, Trapani e Verona. Ma tutti gli aeroporti nei diversi passaggi legali hanno sempre fatto opposizione alla visione dei documenti. Alla luce della decisione della Cassazione ora gli “armadi” potranno essere aperti.
La vicenda degli incentivi alle compagnie low cost si trascina da anni. Lo stesso ex ministro dei Trasporti, Graziano Delrio rispondendo a una interrogazione parlamentare lo scorso anno aveva parlato di 40 milioni di euro elargiti ogni anno come «incentivazioni riconducibili ai finanziamenti degli enti locali ai vettori».
Una cifra stimata per difetto dal momento che si riferiva a un elenco limitato di scali, una decina, monitorati dal ministero. Lo scorso dicembre il commissario straordinario di Alitalia, Luigi Gubitosi era tornato sull’argomento e parlando dei rapporti tra compagnie low cost ed gli aeroporti si era spinto a stimare tra 100 e 150 milioni di sussidi e contributi al marketing, finanziamenti che se si ritiene di dare «deve essere garantita trasparenza e parità di accesso»,aveva commentato. Alitalia ha sempre ritenuto di essere stata danneggiata da questo tipo di accordi che garantiscono alle low cost accesso al mercato potendo praticare tariffe più basse grazie anche agli incentivi.
Gli aeroporti, a loro volta, si sono sempre difesi ritenendo che questi tipi di accordi sono consentiti e praticati in tutta Europa in quanto si riferiscono ai cosiddetti contributi di co-marketing previsti dalle regole europee per gli scali minori. Non si tratterebbe, quindi, di aiuti di Stato in quanto non sono gli enti locali e tanto meno le autorità centrali a pagare le compagnie low cost, in quanto l’oggetto di tali accordi è la promozione del territorio all’estero, con campagne pubblicitarie sulle singole destinazioni. Accordi praticati in tutta Europa, ma dal momento che in Italia gli aeroporti minori sono molto di più numerosi che negli altri Paesi, il
fenomeno risulta più visibile.
Per gli scali portare più passeggeri significa incrementare le entrate attraverso le tasse aeroportuali, non sempre questa strategia risulta vincente. Come nel caso della società di gestione di Trapani, la Airgest (controllata dalla regione Siciliana), che ha rischiato di finire in concordato preventivo per aver lautamente incentivato Ryanair: per salvarla è dovuta intervenire la Regione Sicilia con un aumento di capitale.
Con la decisione della Corte, Alitalia potrà ottenere l'esibizione dei contratti fra Ryanair e i quattro gestori: l’aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca, l’aeroporti di Puglia (Bari), la Sogeaal (aeroporto di Alghero Fertilia) e Airgest (aeroporto Birgi di Trapani). La Corte ha anche condannato
le stesse controparti a risarcire Alitalia per danni da lite temeraria per 65mila euro (5mila euro ciascuna).