E’ stato chiesto il rinvio a giudizio per l’avvocatessa Rosa Sanna del foro Trapani arrestata per concussione lo scorso dicembre.
Un caso che suscitò clamore nel foro di Trapani per l’avvocatessa che già in passato ebbe guai con la giustizia per una vicenda legata all’adozione illegale di un neonato. L’avvocatessa adesso potrebbe finire in un’aula di tribunale, non con la toga da avvocato difensore, ma come imputata. Sanna, originaria di Catania, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla sezione di pg della forestale presso la Procura trapanese, avrebbe chiesto ad un suo collega di Alcamo, l'avvocato Josè Libero Bonomo, ottantamila euro in cambio del ritiro, da parte di una sua assistita, V.P. di una denuncia per infedele patrocinio. Il 16 maggio ci sarà la prima udienza davanti al Gup del Tribunale di Trapani alla quale si dovranno presentare sia Sanna, difesa dagli avvocati Gioacchino Sbacchi e Salvatore Alagna, che la sua assistita, indagata a piede libero, difesa dall’avvocato Salvatore Galluffo. La professionista rischia il rinvio a giudizio, come chiesto dal Pm Andrea Tarondo, per concussione.
Le indagini sono scattate in seguito della denuncia presentata dall'avvocato Bonomo. Il legale, in accordo con gli inquirenti, ha dato appuntamento all'avvocatessa Sanna per la consegna di un acconto. Qui gli uomini della forestale sono entrati in azione contestualmente, arrestandola. L'avvocatessa Sanna è stata sottoposta ai domiciliari. V.P. è risultata indagata a piede libero.
Non è l’unico guaio giudiziario che coinvolge l’avvocatessa.
Sanna, infatti, era già stata arrestata nel 2010 per l' adozione illegale di un neonato, figlio di una disabile, per un tentativo di aggiustamento di una perizia che avrebbe dovuto stabilire l' esatta paternità di un bambino adottato. Con l'avvocato Sanna sono stati arrestati anche i due coniugi, che hanno confessato. Cosa avevano architettato? I due, marito e moglie, hanno riferito come sono andati i fatti. Volevano disperatamente un figlio ma non riuscivano ad averlo. Sono venuti in contatto con una disabile mentale che aveva partorito un neonato. Sono riusciti per circa sei mesi a tenere con loro il bambino. Poi hanno pensato ad una trovata per l'adozione. L'uomo avrebbe riconosciuto il bambino come figlio naturale, frutto di una "scappatella". La cosa però non ha convinto i servizi sociali del Comune che hanno fatto una segnalazione alla magistratura. Il fascicolo è arrivato ai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria che hanno eseguito intercettazioni e pedinamenti, ricostruendo la vicenda, che ha portato all'arresto di Rosa Sanna. Per lei l'accusa era quella di aver suggerito ai due coniugi di pagare una mazzetta da cinque mila euro per corrompere il perito nominato nel frattempo dalla Procura per eseguire il test del Dna, così da accertare l'esistenza di una effettiva paternità. I soldi sono effettivamente arrivati in tasca del biologo incaricato della perizia, ma lui stesso ha rifiutato la mazzetta e ha subito denunciato l'accaduto.
Per questa vicenda, in primo grado, Sanna è stata condannata, ed è stata anche sospesa dall'ordine per quattro mesi. Quando ha ripreso a lavorare è incappata in un altro guaio, e ora potrebbe rischiare di più.