Riparte da zero il processo che vede accusati, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Trapani, di reati in materia ambientale l'ex sindaco di Trapani Vito Damiano e una funzionaria del Comune, Maria Cammarata, che era responsabile degli interventi di manutenzione delle spiagge di Marausa Lido e litoranea Nord. Processo - cominciato ad inizio anno - che deve adesso ricominciare con un altro giudice.
L'accusa nasce dalle indagini dei Carabinieri di Trapani su quello che accadde nel 2015 nelle spiagge di Marausa. Nel luglio 2015 i carabinieri di Locogrande e l'Arpa effettuarono un sopralluogo in cui accertarono un accumulo di posidonia sulla spiaggia di Marausa in putrefazione i cui liquidi si infiltravano nella sabbia. Mentre altre alghe si disperdevano, spinte dal vento, nell'area circostante.
Il Comune di Trapani era stato autorizzato, anni prima, alla rimozione cosiddetta "permanente". Ossia il trasferimento in discarica della posidonia spiaggiata a Marausa, al litorale delle Mura di Tramontana e sul lungomare Dante Alighieri. Quel cumulo di posidonia, tre metri e vasto 10 metri per 115, eretto a 15 metri dalla battigia di Marausa, secondo gli accertamenti, sarebbe avvenuto contro quell'autorizzazione.
Nel 2015 nessuna richiesta di accumulo alternativo è stata avanzata dal Comune, come si fece, invece, nel 2013. Un accumulo che, sempre secondo Carabinieri e Arpa, sarebbe cominciato a partire da metà giugno. Tra le accuse, quindi, c'è l'attività di "raccolta e di smaltimento di rifiuti non pericolosi in mancanza di prescritta autorizzazione". Poi la mancanza di un telo protettivo al di sotto del cumulo e una rete al di sopra per evitare il disperdersi della poseidonia avrebbe fatto partire la contestazione e il processo a carico di Damiano e della funzionaria comunale.