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18/05/2018 06:00:00

Politica, elezioni e giornalisti: una risposta, non richiesta, a Giacomo Tranchida

 Ieri Giacomo Tranchida, ex Sindaco di Valderice, ex Sindaco di Erice, futuro ex Sindaco di Trapani, ha scritto un'accorata lettera aperta nientepopodimenoche al presidente dell'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Giulio Francese. La lettera la potete leggere cliccando qui. In pratica, Tranchida, dice al nostro presidente di vigilare su noi giornalisti, perchè diffondiamo ad arte notizie false contro di lui, "mascariamo" la sua campagna elettorale, e la limpida persona che è, come dimostra il suo certificato penale, una specie di Sacra Sindone da venerare. 

Non so se l'Ordine risponderà a Tranchida. Per il si e per il no, mi permetto di rispondere io. Ed è una risposta non richiesta, dunque, come deve essere il giornalismo - ecco, cominciamo a mettere un  punto - perchè il giornalismo non lavora sullo spunto di dediche e richieste, simpatie e antipatie, ma sui  fatti. Li racconta, li analizza, in alcuni casi li anticipa.

Sono un gran consumatore di stampa locale, e non mi sembra di aver trovato in questi ultimi giorni attacchi a Tranchida. Semplicemente, abbiamo raccontato, noi come altri, delle indagini in corso al Comune di Erice su alcune gare del 2015. Tutto qui. Strepitare per così poco è un po' nello stile di Tranchida - stile non originale, quindi di facile descrizione- e funziona così: grido al complotto, alzo la voce, parlo di "mascariamento" ("magari potessi registrare il marchio!", penserà il nostro...) metto le mani avanti, così faccio la vittima e gioco d'anticipo. I politici hanno sempre bisogno di nemici. Non avendo avversari politici, perchè con loro non c'è partita, Giacomo Tranchida ha scelto come avversario quel po' di stampa non allineata e coperta che è rimasta in giro. Tutto qui. 

Ecco, se io fossi il presidente dell'Ordine dei Giornalisti, risponderei a Tranchida e a tutti coloro che adombrano complotti e macchine del fango, che la stampa locale ha un limite, ed il limite non è in quello che scrive, dice o racconta. Ma nel fatto che scrive, dice e racconta troppo poco. Dovremmo avere risorse, tempo, libertà economica per scrivere, indagare, raccontare di più di ciò che avviene nel territorio, e che riguarda Tranchida e tutti gli altri, Erice, come Trapani o Marsala. 

Perchè la politica non si fa sbandierando certificati penali. Sono tutti immacolati (tranne il mio, con tutte le querele sul groppone...). Lo hanno capito pure, con i loro tempi, piano piano, i Cinque Stelle. E l'informazione non si fa pubblicando i certificati penali. Se no, anzichè il giornalista, facevo il cancelliere al Tribunale. 

Chiarire cosa ha fatto il futuro Sindaco di Trapani nelle città in cui ha amministrato è un dovere. Farlo con particolare accanimento nei confronti di Tranchida ha ancora più senso, perchè è il probabile vincitore, quello che ha messo su l'operazione politica più spericolata, allestendo una corazzata con dentro di tutto e di più. Quindi la risposta è questa, caro lastimoso candidato: chieda ai giornalisti locali di fare meglio e di più, di usare anche un po' di logica nelle cose, oltre che di raccontare i fatti. Perchè la sensazione è che si ripeta un copione, e il copione è che si crea la solita letale saldatura tra antimafia gridata e potere, che ammutolisce tutto il resto. Uno schema che, personalmente, ho visto all'opera in Sicilia già troppe volte e che da altre parti ha fatto già troppi danni. 

Giacomo Di Girolamo