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26/06/2018 07:11:00

Marsala, nove persone morte asfissiate in un pozzo. La strage del 25 Giugno 1965

Nove persone morte asfissiate in un pozzo. Accade a Marsala, il 25 Giugno del 1965. Una grande tragedia. Ben nove persone persero la vita mentre altre tre rimasero intossicate dalle esalazioni di gas.

Intorno le ore 19, infatti, in contrada Ventrischi, nella periferia di Marsala, alcuni contadini per innaffiare un'orto, mettevano in moto un motore a scoppio impiegato per l'aspirazione di acqua da un pozzo profondo 30 metri e collocato quasi a livello dell'acqua in una galleria laterale dello stesso pozzo.

Improvvisamente il motore s'inceppava. I contadini decidevano a questo punto di scendere in fondo al pozzo per verificare il guasto e conseguentemente ripararlo. Purtroppo la morte era in agguato e a mano a mano che i contadini in gruppi di tre o quattro scendevano in fondo al pozzo vi morivano per asfissia da intossicazione per l'esalazione di gas ed ossido di carbonio.

Il primo a respirare quelle esalazioni tossiche e a morire fu l’uomo che aveva azionato il motore, Erasmo Bua, il proprietario del pozzo. Tutti gli altri si calarono, uno dopo l’altro, nel disperato tentativo di salvare la vita chi era già sceso. Erano parenti e vicini di casa. Questi i nomi delle altre otto vittime: Filippo Angileri, Michele e Antonina Curatolo, Michele e Maria Licari, Francesco e Antonio Giacalone, Giuseppe Sparla. E rischiarono di morire, intossicate, altre tre persone, tra cui due donne. Agli otto soccorritori morti il ministero dell’Interno concesse medaglie d’argento e di bronzo alla memoria al valor civile. Particolarmente eroico l’intervento dell’appena 20enne Filippo Angileri, che avendo compreso il motivo per il quale chi era già sceso aveva perso i sensi, si tolse la camicia, la inzuppò d’acqua e la pose con una mano davanti al naso e alla bocca. Scese anche lui, riuscì a riportare, in spalla, quasi in superficie, uno di quei sventurati che ancora respirava, ma quando era arrivato quasi al “collo” del pozzo, sfinito, è precipitato di nuovo giù con il suo fardello umano, tra le grida di disperazione di chi si accalcava attorno a quel pozzo maledetto. E altri sarebbero potuti morire, anche loro intossicati, se un contadino della zona, Salvatore Sciacca, appena arrivato sul posto al termine della sua giornata di lavoro, ricordando bene quanto era accaduto dieci anni prima nella vicina contrada Pastorella (due morti dentro un pozzo per le esalazioni di ossido di carbonio), non avesse capito che ormai non c’era più nulla da fare per chi era giù e chiunque altro sarebbe sceso avrebbe fatto la stessa fine.

Della vicenda ci siamo occupati in un articolo che potete leggere cliccando qui.