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26/07/2018 08:17:00

Bancarotta: ex presidente Confindustria Trapani Durante condannato con il fratello

 Il Tribunale di Marsala ha condannato a tre anni e mezzo di carcere l’ex presidente di Confindustria Trapani, Davide Durante, e il fratello, Nino Durante, processati con l’accusa di bancarotta fraudolenta.

Il pm Anna Sessa aveva invocato 4 anni. L’indagine, svolta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, all’epoca diretta dal luogotenente Antonio Lubrano, scattò a seguito di una relazione del curatore fallimentare. Nello stesso procedimento era rimasta coinvolta anche Adriana Genovese, che ha già patteggiato una condanna a poco più di un anno. Secondo l’accusa, la Genovese, nella qualità amministratore unico della fallita “Conglomerati Santa Ninfa”, Nino Durante come socio di maggioranza della stessa azienda, nonché socio anche della “Calcestruzzi Santa Ninfa”, e Davide Durante, come amministratore e socio della “Bitumedil”, amministratore della “Elettrosud” e socio della “Calcestruzzi Santa Ninfa”, pur consapevoli dell’effettiva situazione patrimoniale della società “Conglomerati santa Ninfa”, tutt’altro che solida, avrebbero “distratto” dalle casse sociali circa 369 mila euro. Ciò con pagamenti a terzi per obbligazioni assunte dalle società “Bitumedil”, “Elettrosud” e “Calcestruzzi Santa Ninfa”. E inoltre con versamenti sui conti correnti delle stesse società. Avrebbero, insomma, svuotato le casse della società che stava per fallire, o che comunque era in gravi difficoltà economiche. Il fallimento della “Conglomerati Santa Ninfa” è stato dichiarato dal Tribunale di Marsala il 20 dicembre 2013. Adesso, oltre che alla condanna detentiva, il Tribunale di Marsala ha condannato i fratelli Durante anche al risarcimento danni in favore della curatela fallimentare, costituitasi parte civile. L’ammontare del risarcimento, però, sarà quantificato davanti al Tribunale civile. A rappresentare la curatela è stato l’avvocato Giovanni Galfano, mentre a difendere i fratelli Durante sono stati gli avvocati Antonio Atria, Stefano Pellegrino e Cettina, che dopo la sentenza hanno preannunciato appello. “Immaginavamo un’assoluzione – hanno affermato i legali – in quanto, secondo noi, non c’era la prova della loro colpevolezza”.