È tornato all’Ars Totò Cuffaro. Non c’è riuscito nel 2016 perché Giovanni Ardizzone, allora presidente dell’Assemblea, vietò l’accesso alla Sala dedicata a Piersanti Mattarella.
Dopo due anni, e forte della tenacia del deputato dell’UDC Vincenzo Figuccia, entra a Palazzo dei Normanni e lo fa da relatore.
Racconta la sua storia, il carcere, quello che si prova, come si vive e quali sentimenti possono accompagnare un uomo che deve, come nel caso di Cuffaro scontare sette anni e mezzo per favoreggiamento alla mafia.
È visibilmente emozionato, sgombra subito il campo e non dà spazio ad ulteriori polemiche: non ritornerà in politica. Quello che è accaduto ha lasciato un segno forte, un passaggio che brucia sulla pelle di chi ha pagato un prezzo alto e per tutti. Cosa c’è dietro un detenuto? Una famiglia, dei figli, che vivono una condizione di disagio ma di privazione doppia: quella del genitore e della dignità di essere figli.
Intendiamoci, Cuffaro non può essere santificato, nemmeno la sua politica, alla cui tavola si sono seduti tutti, compresa la sinistra moralista. Non è un esempio di come la Sicilia dovrebbe essere amministrata, in verità non lo sono stati nemmeno gli altri.
Sbaglia Gianfranco Miccichè a dire che Cuffaro è un esempio. Non lo è.
Corretto dire che è stato lui, da solo, a pagare e per tutti.
Piena di gente la Sala Mattarella, mentre fuori poche persone protestavano con qualche cartello in mano. Non si è scomposto, l’ex governatore, anzi ha sottolineato che chiunque ha il diritto di dire la sua.
Proprio quei diritti che in carcere vengono negati: “ I detenuti sono trattati peggio dei maiali”, dice.
Parla per ultimo al convegno, ma nessuno va via.
Crede nella rieducazione del condannato e di una pena educativa non punitiva a vita.
La voce si interrompe piena di commozione quando parla dei detenuti che lasciano una famiglia in balia del giudizio sociale, ma si aspetta la loro visita coma unica opportunità di guardare oltre le sbarre. Un sorriso, tutto quello che si può conservare, fino al prossimo colloquio: “La vita mi ha fatto pagare un conto meritato. Ma mi ha insegnato tanto”.
Al tavolo con Cuffaro c’è il professore universitario di diritto penale Giovanni Fiandaca che spende qualche parola per chi, da rappresentante delle istituzioni, ha polemizzato sulla presenza all’Ars di Cuffaro: “insopportabile l'uso strumentale della legalità. Soprattutto se non si sa di quale legalità si parla. I protagonisti dell'attuale momento politico farebbero bene a studiare” .
Al tavolo del convegno “Universo Carceri”, dove Cuffaro è presentato come ex detenuto, c’è la deputata capogruppo dell’UDC, Eleonora Lo Curto: “Quando parliamo, come oggi, di bambini e di diritto alla genitorialità, sfioriamo campi di grande interesse. Si è creato molto più interesse per il convegno odierno grazie anche alla squallida cattiveria propalata dai Cinquestelle che non hanno perduto l'occasione per scagliarsi con un atteggiamento di giustizialismo ipocrita e forcaiolo contro un uomo che, comunque, ha scontato la sua pena. L'atteggiamento dei grillini, invece, mi indigna, poiché nessuno può pensare di infliggere altre pene a chi ha saldato i suoi debiti”.