Roba da fare sentire male Salvini. Paola Egonu, simbolo dell'Italia che è ha vinto l'argento ai mondiali femminili di Volley, si racconta in un'intervista al Corriere della Sera:
Paola Egonu, che cosa ha fatto subito dopo l’argento in Giappone?
«Sono tornata in albergo e ho chiamato la mia fidanzata. Piangevo e lei mi ha consolata, mi ha detto che le sconfitte fanno male, ma sono lezioni che vanno imparate. E che ci avrei sofferto, però, poi, sarei stata meglio».
Lei ha una fidanzata?
«Sì».
Lo dice con grande semplicità.
«Infatti. Lo trovo normale».
Vuole diventare la più forte del mondo?
«Vediamo».
Ha postato frasi da una canzone di Jessie J contro gli stereotipi di bellezza, quella che fa «amo il mio corpo, amo la mia pelle». Lei è femminista?
«Sono temi che riguardano un mondo pieno di stereotipi, che non t’insegna a vivere la tua vita e ti educa ad avere rimpianti».
«L’unica cosa fuori dalla norma è la sorpresa con cui l’Italia guarda e ascolta la Generazione Egonu, dimostrando di non conoscerla ma soprattutto di non tenerla nella minima considerazione come soggetto dello spazio pubblico, dove prevale un tipo di contesa sull’identità, il sesso, le pari opportunità e i diritti delle minoranze che i ragazzi hanno già superato da un pezzo, forse non hanno mai attraversato. L’Italia vecchia, l’Italia che di recente ha visto lo storico sorpasso numerico dei sessantenni sugli Under 30, imbastisce da tempo il suo intero discorso politico intorno agli istinti e agli interessi della senilità, una senilità di provincia dove le ansie sulle pensioni (vedi manovra), i richiami all’abbigliamento dignitoso (vedi ordinanze comunali di Novara), il sospetto sul diverso (vedi mense di Lodi), le lamentele sul decoro, la ripetuta denigrazione dei giovani (bamboccioni, fannulloni, choosy) somigliano agli anatemi contro la modernità di un vecchio personaggio di Alto Gradimento, il professor Aristogitone» è il commento della Stampa.