Con il governo targato Lega-Cinque Stelle si chiama, o si chiamerà, quando entrerà in vigore, reddito di cittadinanza, in realtà non è molto diverso dall’attuale Rei (reddito d’inclusione) e proprio per questo molti cittadini, tra i quali il nostro lettore Fabio, hanno molti dubbi su come potrà essere gestito questo progetto sociale visto che non si è capaci di farlo con l’attuale Rei.
Il nostro lettore ci dice di aver avuto modo di approfondire oltre che personalmente, perché ha incontrato diverse persone all’Inps di Marsala, dove si sono recati per cercare di avere informazioni sulle domande presentate.
Purtroppo gli impiegati dell’istituto di previdenza si trovano nella condizione di dover esaminare migliaia e migliaia di domande e questo comporta il fatto che una persona che presenta la domanda, ad esempio a febbraio, si ritrova ad aver riposta a giugno. Questo è uno dei problemi che deve affrontare chi dovrebbe beneficiare dei Rei.
Che cos’è il Rei - Il Rei (reddito d’inclusione) nasce con il governo Renzi, promosso come beneficio economico per far fronte alla grave situazione economica che c’è in Italia, e quindi in aiuto alle famiglie e alle persone che non hanno reddito. I fondi Pon messi a diposizione dello Stato per evadere questa richiesta sono stati co-finanziati anche da fondi europei e a fronte di quello che si vuol fare con il reddito di cittadinanza, che prevede degli stanziamenti che vanno dai 16 ai 20 miliardi di euro, per il Rei, invece, c’erano nella casse non più di 500 milioni di euro.
Come funziona - Attualmente dunque il banco di prova del reddito di cittadinanza è proprio il Rei che nel 2019 verrà trasformato. Vediamo come funziona o meglio come dovrebbe funzionare. Il cittadino ha bisogno di un beneficio economico perché non ha un lavoro, il comune ha bisogno delle persone che svolgono dei servizi di pubblica utilità e a quel punto si crea il progetto personalizzato. I vari passaggi sono questi: prima l’Inps accoglie la domanda, inizia ad aiutare economicamente perché il cittadino in quel momento ha bisogno, poi assieme ai Servizi Sociali del Comune offre un lavoro, ma questo per come si sta svolgendo adesso non funziona.
“Di fatto succede che la domanda viene elaborata dopo mesi e mesi e alla fine non viene erogato nulla – ci racconta Fabio -. Il progetto dovrebbe essere fatto dal comune con la competenza dell’ufficio di collocamento. Ma purtroppo si va al collocamento dove ci sono liste decennali di persone che ancora aspettano di avere assegnato un impiego”.
“A me in sette mesi di Rei mi è stato erogato solo un mese, ma io mi ritengo fortunato perché mi arrangio e mi do da fare – continua - ma ci sono delle persone e delle famiglie che hanno come unica possibile fonte di guadagno solo questo aiuto e purtroppo quando le persone vanno a chiedere spiegazioni all’Inps, dopo tre ore di attesa non dicono nulla e ci si sente dire che non dipende da loro ma da Roma".
A Marsala l’assessore ai Servizi Sociali Clara Ruggeri afferma che il Rei funziona, ma evidentemente tra gli uffici comunali, il Centro per l’impiego e l’Inps c’è un sistema che invece non funziona affatto se un utente che ne ha diritto per sette mesi ha ricevuto solo una mensilità, e non ha mai lavorato perché il centro dell’impiego, se non autorizzato dal comune, non può offrire il progetto lavorativo. Questo è quanto accade a Marsala per il Rei. Cosa succederà nel 2019 quando sarà in vigore il reddito di cittadinanza?