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15/12/2018 07:43:00

Marsala. Assolto imprenditore edile accusato di calunnia da patron della Florio

 E’ stato assolto dall’accusa di calunnia il 43enne imprenditore edile marsalese Vito Alessandro Lombardo, amministratore della “Gam Costruzioni”. Ad emettere la sentenza, con la formula “perché il fatto non sussiste”, è stato il giudice monocratico Matteo Giacalone.

Lombardo, per il quale il pm aveva chiesto un anno e 8 mesi di reclusione, era finito sotto processo a seguito della querela presentata da Augusto Maria Reina, amministratore delegato della “Duca di Salaparuta”, proprietaria dello stabilimento vinicolo Florio. A difendere Lombardo è stato l’avvocato Giovanni Galfano. Questa la storia: una decina d’anni fa, la Gam Costruzioni aveva ricevuto in appalto ingenti lavori di restauro delle “Cantine Florio”. E nell’ambito di questi interventi la Gam aveva subappaltato alla ditta “Catalano Gioacchino” la demolizione di un fabbricato interno accanto l’alto muro di cinta sul lungomare. Il 15 luglio 2010, però, il mezzo che stava abbattendo la struttura provocava la caduta verso la parte esterna dello stabilimento del parapetto e di alcune travi, che facevano ribaltare il ponteggio metallico collocato all’esterno sulla strada. Proprio mentre transitava con il suo scooter un insegnante dell’Itc “Garibaldi”, Vincenzo Pipitone, che in seguito ai traumi riportati, da allora, è su una sedia a rotelle. Con il 90% di invalidità. Subito dopo il fatto, si interrompevano i rapporti la Duca di Salaparuta e la Gam Costruzioni. Quest’ultima, nel 2012, chiedeva alla committente il pagamento di 450 mila euro come differenza di prezzo per le opere realizzate. La Duca di Salaparuta, però, negava il pagamento, sostenendo che Lombardo, il 19 maggio 2010, aveva firmato in proposito una “liberatoria”. L’imprenditore, però, affermando che lui non aveva firmato quel documento, nel gennaio del 2013 presentava in Procura una denuncia contro ignoti dichiarando che quella firma era “falsa”. Il patron della Florio replicava denunciandolo per calunnia. L’avvocato Giovanni Galfano ha, però, sostenuto, con successo, che non c’è stata calunnia (il pm aveva chiesto 1 anno e 8 mesi) perché Lombardo non ha accusato nessuno in particolare. Ha, infatti, presentato denuncia “contro ignoti”. Nel corso del processo, l’avvocato Galfano si è avvalso anche di un consulente di parte, il grafologo Sergio Governale, il quale – sentito quale teste – spiegava le ragioni per cui quella firma (seppure apposta sul timbro della GAM Costruzioni s.r.l.) non era riconducibile al Lombardo Vito Alessandro. Ciò nonostante, il pm chiedeva la condanna a 1 anno e 8 mesi. La parte civile si associava alla richiesta del pm e chiedeva la condanna dell’imputato al pagamento di una provvisionale di 200 mila euro. Ma nella sua arringa l’avvocato Giovanni Galfano – dopo avere ricostruito l’epilogo dei rapporti contrattuali tra la Duca di Salaparuta S.p.A. e la GAM Costruzioni s.r.l. e spiegato le ragioni per cui la firma non era riconducibile al Lombardo – invocava l’assoluzione di Lombardo spiegando che il processo, in realtà, non doveva neppure iniziare in quanto il reato contestato era quello “di calunnia implicita e che tale figura di illecito penale può sussistere soltanto quando la falsa incolpazione contenga in sé gli elementi necessari e sufficienti per all’inizio dell’azione penale a carico di una persona facilmente ed univocamente individuabile”. E “tali elementi – ha affermato il legale - non sono ricavabili in modo univoco nella querela sporta dal Lombardo”. E il giudice ha accolto la tesi del difensore.