Il decreto sicurezza svuota la Libera Orchestra Popolare di Marsala. Un’esperienza nata dal nulla qulche mese fa, che ha permesso a ragazzi africani e italiani di suonare insieme e creare qualcosa di unico. Oggi però dei trenta ragazzi africani ne sono rimasti solo tre. “Sono andati via tutti, hanno detto che dopo il decreto Salvini non c’è più il clima giusto”, dice Salvatore Inguì, assistente sociale e coordinatore di Libera.
La Libera Orchestra Popolare di Marsala nasce in particolare a Sappusi, quartiere popolare della città. Dal nulla si decide di tenere delle lezioni di musica: chitarra, pianola, batteria. Raggruppa, oltre ai ragazzi del quartiere, minori stranieri non accompagnati, giovani in ’area penale, ragazzi ospiti in centri psichiatrici. C’erano soprattutto loro, ragazzi arrivati sulle nostre coste a bordo di barconi, dopo mesi di soprusi nei lager africani. Hanno trovato nella musica una via d’uscita, un momento di riscatto. “Abbiamo cominciato tutto ad aprile - racconta Inguì - a maggio ci siamo trovati in 50 anni, sapevamo fare solo il giro di Do, e piano piano siamo diventati una vera e propria orchestra, tant’è che il 17 giugno, per la giornata del Rifugiato, abbiamo tenuto un concerto al Complesso San Pietro di Marsala. Poi il gruppo si è infoltito, siamo stati a Trappeto, per un concerto emozionante, che ha strappato lacrime a noi e al pubblico, e a Settembre abbiamo organizzato nel quartiere il Sappusi Pop”. All’inizio c’erano alcune chitarre, poi hanno cominciato a donare pianole, una batteria, altre chitarre. “Le persone hanno risposto con generosità al nostro appello e da tutta Italia ci sono arrivati diversi strumenti”.
La Libera Orchestra Popolare viene invitata a suonare a Milano, al Teatro Smeraldo, che oggi ospita Eataly di Oscar Farinetti. Dovevano esibirsi a gennaio, ma è saltato tutto.
“Da settembre notiamo un assottigliamento del gruppo africano”. Avviene una concatenazione di eventi che riduce da 30 a soli tre i ragazzi stranieri che partecipano all’orchestra. Cosa è successo? Alcuni ragazzi ottengono i permessi che aspettavano, ma il territorio non ha gli strumenti per trattenerli. I centri in cui erano ospiti sono costretti a metterli alla porta, niente più accoglienza, ma non c’è neanche un meccanismo di inclusione. Allora vanno via, vanno in città in cui hanno un appoggio, dei parenti, molti vanno in Francia. A peggiorare le cose ci si mette il decreto sicurezza voluto dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Con la legge si inasprisce il clima di intolleranza. “I nostri profili facebook - racconta Inguì - vengono invasi da commenti di intolleranza, ci postavano vicende di cronaca nera in cui erano coinvolti stranieri e ci dicevano che noi proteggevamo queste schifezze”.
Un clima pesante, soprattutto per i ragazzi. “Non c’è più il clima giusto per restare”, dice chi se n’è andato via. “C’erano ragazzi che avevano davvero un gran talento, e molti lo hanno notato regalando tempo e strumenti. Una generosità - aggiunge Inguì - che sfata la convinzione che siamo un Paese di razzisti, purtroppo emergono di più gli episodi di razzismo che quelli di positivi”. L’orchestra si svuota, ma resiste. “Non abbiamo chiuso i battenti, a gennaio ripartiamo con le lezioni. Ci manca la componente africana, ma andiamo avanti con gli altri ragazzi, e non disperiamo di accogliere i giovani africani che vorranno suonare con noi”, conclude Inguì. La Libera Orchestra Popolare non ha più i ragazzi del Gambia, del Mali, non ha più quei musicisti che avevano portato ritmi pieni di gioia e musicalità diverse. L’intolleranza sta spazzando via tutto, anche la musica.