E' uno dei tanti rivoli della guerra velenosa che si combatte all'interno della magistratura siciliana l'indagine che vede coinvolti i due magistrati Marcello Viola e Teresa Principato, accusati di rivelazione di segreto d'ufficio circa le delicate indagini su Matteo Messina Denaro. Per stemperare subito gli animi, le "rivelazioni" non hanno mai varcato il confine della magistratura, insomma non c'è stato nessun passaggio di atti di indagine verso l'esterno. Più che altro, invece, c'è stata una leggerezza nella gestione di qualche atto di indagine, che ha messo in moto la Procura di Caltanissetta.
L'ex procuratore di Trapani, Marcello Viola - oggi a capo della procura fiorentina - e l'ex procuratore aggiunto della Dda di Palermo Teresa Principato - oggi alla Direzione Nazionale Antimafia - sono finiti in due fascicoli differenti: il primo aperto nel 2016 e l'altro nel 2017. Entrambi i procedimenti sono gia' al vaglio dei giudici del Tribunale nisseno: a fine gennaio Teresa Principato sara' processata con il rito abbreviato condizionato al suo interrogatorio. Per Marcello Viola la Procura di Caltanissetta aveva chiesto l'archiviazione ma alcuni giorni fa il gip ha disposto l'imputazione coatta.
assieme a loro è imputato un appuntato di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza, Carlo Pulici, all’epoca applicato alla segreteria della Principato. Viola e Pulici sono indagati per via di un sms in cui parlavano dello scambio di una pen drive con atti riservati sull’indagine inerente la cattura del latitante Matteo Messina Denaro. L’ex procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato, è stata indagata per rivelazione di segreti d’ufficio dopo un suo interrogatorio da parte del pm nisseno Pasquale Pacifico, avvenuto nell’ottobre del 2017, come persona informata sui fatti, proprio sulle circostanze dell’indagine che riguardava Viola e Pulici. Al termine dell’interrogatorio la dottoressa Principato telefonò al suo ex collaboratore Pulici.
Matteo Messina Denaro, classe '62, figlio del boss Francesco morto tanti anni fa, è l'ultimo latitante importante di Cosa nostra, ricercato dal '93 e dal '94 anche in ''campo internazionale'' per mafia, stragi e omicidi. Negli ultimi 20 anni numerose operazioni antimafia, molte coordinate da Principato, hanno fatto terra bruciata tra amici e parenti di Messina Denaro, con arresti e sequestri di beni, e nelle parole di magistrati e investigatori è emerso sempre che il mafioso era un boss tra i boss e che dopo la caduta di Riina e Provenzano era lui a tirare le file della mafia.
Intanto il latitante da anni non paga più avvocati per assisterlo nei diversi processi, non lascia un segno diretto della sua attività criminale, non c'è una intercettazione in cui si senta la sua voce. E' stato anche ipotizzato dagli investigatori che fosse morto. L'ultima prova indiscutibile della sua esistenza risale al 1995 quando Francesca Alagna partorì la presunta figlia del mafioso.
Sei giorni fa il questore di Palermo, Renato Cortese, l'uomo che arrestò il boss dei boss Provenzano, disse che Matteo Messina Denaro ''non avrebbe un ruolo in Cosa nostra, non detta le strategie criminali, forse è latitante all'estero e non ha contatti con le cosche''.