PALERMO – C’è Noa – con il suo ultimissimo lavoro ‘Letters to Bach’, in prima esecuzione europea – ad inaugurare la stagione concertistica serale degli ‘Amici della Musica’, martedì 29 gennaio alle 20.45. Un ritorno in Sicilia che diventa ricordo, memoria e le riporta in mente i primi inizi del suo lunghissimo viaggio nella musica.
LA SICILIA NEL CUORE – “È un posto molto importante per il mio cuore, la Sicilia – ricorda, emozionata, la cantante israeliana – perché 28 anni fa ho iniziato qui (a Catania) la mia carriera”.
L’EVEREST DELLA MUSICA – “Toccare Bach è una sfida – continua Noa durante la conferenza stampa di lunedì mattina al teatro Politeama di Palermo – è come scalare la montagna di noi stessi, della nostra anima. Con ‘Letters to Bach’ ho fatto un lavoro molto importante e diverso: ho deciso di inchinarmi a Bach, l’Everest della musica”. E ancora: “Ho ascoltato molti pezzi di Bach, ma quello che preferivo ‘l’aria sulla IV corda’ è un vero e proprio regalo nei suoi confronti, poco importa il mio ego”.
NON SOLO BACH IN CONCERTO – La band – che sarà composta da quattro elementi, uno dei quali, il bassista, con precedenti artistici nel mondo dell’heavy metal – accompagnerà la cantante, nella prima parte dello spettacolo, in un viaggio musicale a ritroso tra i suoi brani più famosi: una sorta di preriscaldamento introduttivo – per il pubblico degli Amici della Musica di Palermo – al nuovo lavoro, a Bach appunto. In più, a conclusione della serata come bis, ci sarà un brano in siciliano.
L’ALBUM USCIRÀ IL 15 MARZO – L’ultima fatica di Noa, ‘Letters to Bach’, uscirà per le idi di marzo. Un album prevalentemente in inglese: “Perché per la poesia – dice Noa – uso la mia lingua (ha vissuto negli Usa sin da bambina, n. d. a.), ma non mancheranno brani in cui uso l’israeliano e lo yemenita”.
LA PAURA COME STRUMENTO DI ODIO – Un bagno nell’attualità della cronaca – per l’artista da sempre impegnata per la pace ed i diritti umani e che ha pure ricevuto l’onorificenza di Commendatore della Repubblica Italiana – non poteva mancare: lo spinoso tema dell’immigrazione. “Il mondo non è cambiato – afferma l’artista – ma, a differenza del passato, viviamo in un’era in cui ‘sappiamo’ e ‘vediamo’ tutto” e questo, spesso, genera paura e “dalla paura – prosegue Noa – sgorga il brodo che alimenta nuovi fascismi, dittature e muri. La paura degli immigrati – continua la cantante israeliana – ed il muro di Trump in Messico, per esempio. Se andiamo a verificare quanti immigrati negli Usa provengano dal Messico – conclude Noa – si scopre in realtà che sono pochissimi rispetto al totale degli immigrati negli Stati Uniti”.
Alessandro Accardo Palumbo
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