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08/02/2019 06:00:00

La Sicilia ha il record dei giovani che non lavorano e non studiano

Metà dei giovani siciliani tra i 25 e i 34 anni non studia, non lavora e non partecipa a nessun corso di formazione o di tirocinio. Il dato riferito al 2017 è quello pubblicato sulle tabelle Eurostat sui Neet (persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione) ed è il peggiore tra le regioni europee.

La Sicilia è il fanalino di coda ma tutto il Sud mostra segnali preoccupanti per quanto riguarda l’impegno dei giovani in una fascia di età fondamentale per costruire il proprio percorso lavorativo. Se la media dei Neet tra i 25 e i 34 anni è al 17,9% in Ue e in Italia al 30,2%, nel nostro Paese si registrano divari enormi con la provincia di Bolzano al 13,8%, la Lombardia al 17,7%, la Sicilia al 50% e la Calabria al 49,3% (44,2% il Sud in generale).

Nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni i ragazzi non impegnati in percorsi di studio o di lavoro (in alcuni casi occupati in nero) in Sicilia sono il 40,9% della corrispondente fascia di età (il 14,7% in Ue, il 13,1% a Bolzano). E guardando ai giovanissimi (15-24 anni), le persone comunque che secondo le norme del reddito di cittadinanza sono considerate nel nucleo di origine), i Neet nell’Ue a 28 sono il 10,9% e il 20,1% in Italia con percentuali che vanno dal 12,3% dell’Emilia Romagna al 30,9% della Sicilia. In Germania la percentuale dei Neet tra i 15 e i 24 anni è al 6,3% mentre in Olanda è al 4%. La situazione non migliora di molto guardando alle percentuali sull’occupazione (sempre con un occhio alle possibili richieste di reddito di cittadinanza) con appena il 40,6% delle persone che risultano occupate in Sicilia tra i 15 e i 64 anni (67,6% l’Ue a 28). La percentuale crolla tra le donne con appena il 29,2% delle donne tra i 15 e i 64 anni al lavoro. Tra i 20 e i 64 anni in Sicilia risulta al lavoro il 44% delle persone contro il 72,1% nella media Ue.

Con questi dati sul lavoro in Sicilia il governo "gialloverde" si dice pronto al reddito di cittadinanza, anche se molte cose sono ancora da verificare sui beneficiari, bisogna fare la selezione dei navigator, il rapporto con le Regioni, il ruolo dei Caf e il percorso verso l’inserimento nel mercato del lavoro. La piattaforma che il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha presentato www.redditodicittadinanza.gov.it darà le informazioni ai cittadini per poi accogliere, da marzo, le domande che saranno inoltrate telematicamente.

Reddito di cittadinanza - Intanto riguardo all'avvio del reddito di cittadinanza, la Regione Sicilia fa sapere che i Centri per l’impiego siciliani non sono pronti a gestirlo e non sono pronti a far fronte neppure alle ordinarie esigenze dettate dal normale carico di lavoro concordato col ministero ben prima che il governo nazionale desse vita al nuovo sussidio per i disoccupati. La Regione lo ha messo nero su bianco in una delibera che la giunta Musumeci ha approvato nei giorni scorsi. Servono 385 persone con qualifica elevata e quindi con la laurea. Questo è scritto nella relazione dell’assessore al Lavoro, Mariella Ippolito.

Nei Centri per l’impiego siciliani (gli ex uffici di collocamento) lavorano già ben 1.777 persone. Il punto è che tutte queste persone - un numero record a livello italiano - è per lo più di qualifica bassa: A o B. E può solo provvedere alle funzioni di base di queste strutture: front office, prima accoglienza, presa in carico, redazione del profilo del disoccupato. La maggioranza di tutti questi dipendenti non può svolgere le funzioni più importanti: «Si rileva l’assenza - si legge nella relazione - dei profili specialistici utili alla erogazione dei più alti livelli di prestazione». In pratica, mancano le figure che dovrebbero svolgere proprio quelle funzioni che in gran parte coincidono con quelle che verranno svolte dai Centri per l’impiego quando, fra qualche settimana, entrerà nel vivo l’operazione Reddito di cittadinanza: colloqui di secondo livello con i disoccupati «finalizzati a un accrescimento motivazionale oltre che occupazionale». «Tali livelli di prestazione - ha scritto la Regione nella delibera - sono necessari e riferibili alle categorie più fragili degli utenti presi in carico».

Mancano gli orientatori laureati - Quelli che mancano, insomma, sono  proprio gli orientatori, la figura che manca già ora, con le pratiche del semplice Reddito di inclusione sociale, di cui si sentirà ancora di più la mancanza fra qualche settimana quando si dovrà avviare il reddito di cittadinanza. Occorrono almeno 385, ognuno dei quali costerebbe - è indicato nella relazione - 61.740 euro lordi all’anno. Il problema sollevato dall giunta è che non ci sono i fondi per assumere i 385 orientatori necessari per il reddito di cittadinanza anche se nessuno in tutto l’organico regionale ha i requisiti per ricoprire questo ruolo. In pratica, osservano all’assessorato al Lavoro, in questo momento non è possibile potenziare i Centri per l’impiego neanche trasferendo personale da altri dipartimenti.