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02/03/2019 07:24:00

Truffa allo Stato e bancarotta fraudolenta. La difesa di Correra prova a smontare accuse

  E’ ormai alle ultime battute, davanti il Tribunale di Marsala, il processo che vede il 39enne agente di commercio marsalese Antonio Ignazio Correra accusato bancarotta fraudolenta e truffa allo Stato.

E in questo frangente la difesa (avvocati Antonino Carmicio, di Mazara, e Antonio Ciotola, di Napoli) prova a ribaltare, almeno in alcune parti, le posizioni dell’accusa. Per quanto riguarda la bancarotta per “distrazione” di denaro, secondo l’accusa, Correra avrebbe frodato i creditori della sua Kemical Green appropriandosi di ingenti somme (circa 240 mila euro) prelevandole dai conti della società. Non registrando, inoltre, nella contabilità altre somme ricevute in contanti da diversi clienti. Somme delle quali si sarebbe appropriato illegittimamente. La difesa, invece, intravede spiragli nella deposizione di Davide Randazzo, commercialista e curatore fallimentare, nominato consulente tecnico dal Tribunale, che dopo le testimonianze dei consulenti della difesa (Crescenzo Messina e Giuseppe Cerciello) ha cercato di fare chiarezza su alcuni punti della vicenda tra i quali la possibilità che il Correra, in quanto amministratore e socio unico della Kemical Green, potesse svolgere anche l’incarico di agente/procacciatore e se, eventualmente, questo incarico poteva essere retribuito, come sostenuto dalla difesa dell’imputato. Sul punto, il ctu Randazzo, secondo i legali di Correra, “sembra concordare con quanto rappresentato dalla consulenza tecnica della difesa osservando che ‘nessuna norma lo vieta’ e che ‘salvo che lo statuto sociale disponga diversamente, l’incarico è a titolo oneroso”. Randazzo, inoltre, ha confermato che il Correra, nel corso del trienno di attività della Kemical Green, avrebbe effettivamente pagato i fornitori-creditori per oltre il 70% degli importi dovuti, pur manifestando non poche perplessità rispetto alla gestione sociale e alla movimentazione di alcuni assegni di cui non si riesce a individuare la destinazione. Il reato di truffa allo Stato, invece, è stato contestato in quanto il Correra, affermando “falsamente”, secondo l’accusa, di essere stato vittima di estorsione e usura (le persone da lui accusate furono, poi, assolte) avrebbe indotto in errore la prefettura di Trapani e il commissario straordinario di governo, riuscendo così ad accedere al “fondo di solidarietà”. Incassando complessivamente quasi 200 mila euro. E con una parte di questa somma (158 mila euro) comprò un’abitazione a Montepulciano (Siena), poi sequestrata dalla magistratura e nella quale, l’8 giugno 2015, fu posto agli arresti domiciliari. Anche se nel luglio dello stesso anno, su istanza dell’allora difensore Francesco Messina, Correra fu rimesso in libertà, per “impossibilità di reiterare i reati di bancarotta e truffa allo Stato”, dal Tribunale del Riesame, secondo il quale però “sussistono i gravi indizi di colpevolezza”.

A condurre l’indagine fu la sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala.