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14/03/2019 07:18:00

Sicilia, lavoro: crolla l'occupazione

In Italia l’occupazione cresce ma in Sicilia cala.Nel Paese nel IV trimestre 2018 si sono infatti registrati + 86 mila occupati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre in Sicilia c’è stato un calo di 26 mila unità.

Sono i dati dell’ultima rilevazione Istat diffusi e commentati dalla Cgil regionale con il segretario generale Michele Pagliaro. “Mi sembra una drammatica conferma- dice Pagliaro- di una situazione che continua a peggiorare, in assenza di interventi per lo sviluppo e il lavoro. Anche la dinamica per settore- aggiunge- conferma la pericolosa caduta dei settori produttivi, segnatamente dell’industria settore lasciato a se stesso e ai propri problemi”.

Dai dati Istat si evince infatti che gli occupati nell’industria in senso stretto diminuiscono nel IV trimestre 2018 rispetto al IV trimestre 2017 di 10 mila unità. Stabile il lavoro nelle costruzioni (84 mila occupati) mentre i servizi perdono 19 mila occupati con l’eccezione del comparto commercio, alberghi e ristorazione che registra un incremento di 4 mila unità. Cresce anche l’agricoltura con +2.000 occupati”. In questo contesto il tasso di occupazione scende dal 40.9% al 40,4% mentre quello di disoccupazione cresce passando dal 21,4% al 21,7%. Gli inattivi sui confermano nel numero di 1.564.000 unità mentre tra i disoccupati, in numero stabile rispetto alla rilevazione del 2017 (375 mila unità), aumentano di 6.000 unità le donne a fronte di un analogo calo del numero dei maschi”. “Anche quest’ultimo dato- osserva Pagliaro- mette in evidenza un mercato del lavoro dove a soffrire di più sono i sogtti più deboli. Non bastano questi numeri a fare comprendere che occorre cambiare rotta? Il governo nazionale non può pensare di abbandonare il Mezzogiorno- sottolinea il segretario della Cgil- soprattutto mentre si innescano processi come quello dell’Autonomia differenziata che potrebbero incidere pesantemente sui diritti universali delle persone. Ma anche il governo regionale non può continuare a galleggiare sui problemi- conclude- senza dare alcun segnale in direzione dello sviluppo”.

I DATI NAZIONALI. L’Istat rileva che il 2018 si caratterizza per un nuovo aumento dell’occupazione– sia nei valori assoluti sia nel tasso – che coinvolge anche i giovani di 15-34 anni. Inoltre, al calo della disoccupazione si associa la diminuzione del numero di inattivi.
Nel 2018 la disoccupazione diminuisce al 10,6%, per i giovani migliora fino al 32,2% e l’occupazione cresce per il quinto anno consecutivo, ma l’aumento tra i dipendenti riguarda solo quelli a tempo determinato (+323mila) mentre dopo quattro anni di crescita cala quello indeterminato (-108 mila).
Ma nel quarto trimestre 2018, il numero di persone occupate diminuisce rispetto al trimestre precedente. E sempre nel quarto trimestre 2018 si accentuano i divari territoriali: l’aumento del tasso di occupazione è più consistente nel Nord (+0,6 punti) in confronto al Centro e alle regioni meridionali (+0,2 punti in entrambi i casi). Nel Mezzogiorno, alla maggiore diminuzione del tasso di disoccupazione (-0,8 punti rispetto a -0,4 punti al Centro e -0,1 punti al Nord) si associa la crescita del tasso di inattività (+0,3 punti) a fronte della stabilità nel Centro e della diminuzione nel Nord (-0,5 punti).
Nel complesso, il 2018 si caratterizza per un incremento dell’occupazione simile nelle tre ripartizioni. Il tasso di occupazione dei 15-64enni aumenta nel Nord di 0,6 punti, nel Centro e nel Mezzogiorno di 0,5 punti. Tuttavia, mentre nel Centro-nord il tasso di occupazione raggiunge livelli superiori a quelli del 2008, arrivando al 67,3% nel Nord e al 63,2% nel Centro, nel Mezzogiorno è più basso di 1,5 punti percentuali (44,5%). Nel 2018 anche la disoccupazione si riduce in tutte le ripartizioni ma i divari rimangono accentuati: il tasso nel Mezzogiorno (18,4%) è quasi tre volte quello del Nord (6,6%) e quasi il doppio di quello del Centro (9,4%).
In confronto al 2017, nel Nord il tasso di occupazione sale in tutte le regioni: gli incrementi più elevati si segnalano in Emilia-Romagna, Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Trento e Piemonte (rispettivamente +1,0, +0,8 e +0,7 punti le ultime due). Tutte le regioni del Nord, con l’eccezione di Liguria e Emilia-Romagna, superano i livelli del 2008, anche con sostanziosi incrementi come nel caso delle Province autonome di Bolzano e Trento (+3,1 e +2,3 punti). Il tasso di disoccupazione si riduce rispetto a un anno prima in tutte le regioni con l’eccezione di Liguria e Veneto (dove cresce di 0,4 e 0,1 punti) e Friuli-Venezia Giulia (dove resta invariato).
Nelle regioni del Centro il tasso di occupazione cresce soprattutto nelle Marche (+2,5). Superano i livelli del 2008 Toscana e Lazio (rispettivamente +1,3 e +0,7 punti percentuali); di contro in Umbria l’indicatore risulta di 2,3 punti sotto al dato 2008. Il Lazio è l’unica regione del Centro con un aumento del tasso di disoccupazione (0,5 punti) rispetto a un anno prima. Nelle Marche il calo è invece molto pronunciato (-2,5 punti).
Nel Mezzogiorno la crescita del tasso di occupazione interessa tutte le regioni con l’eccezione di Campania (-0,4 punti) e Basilicata (-0,1 punti). Gli incrementi più accentuati si stimano in Sardegna e Molise (rispettivamente +2,3 +1,7), seguiti da Calabria, Abruzzo e Puglia (+1,3, +1,2 e +1,0 punti). Tra le regioni del Mezzogiorno, solo la Sardegna supera i livelli del tasso di occupazione del 2008 (+0,4 punti), seppure per la Basilicata lo scostamento sia minimo (-0,2 punti). Rispetto al 2017 il tasso di disoccupazione si riduce in quasi tutte le regioni, specie in Puglia (-2,8 punti). In Calabria e Sicilia invece l’indicatore rimane invariato.
Il tasso di disoccupazione aumenta rispetto al trimestre precedente ma diminuisce in confronto a un anno prima; tale andamento si associa a un calo congiunturale e tendenziale del tasso di inattività delle persone con 15-64 anni. Diversamente, nei dati mensili di gennaio 2019 i tassi di disoccupazione e di inattività sono sostanzialmente stabili in confronto a dicembre 2018.