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21/03/2019 06:00:00

Omicidio Nicoletta, i messaggi e la rabbia sui social. La violenza chiama violenza

 Venerdì 11 marzo Nicoletta Indelicato ha aggiornato la sua immagine di copertina Facebook per l’ultima volta. Non sapeva nemmeno lei che da lì a pochi giorni quel suo sorriso sarebbe stato distrutto, annientato.


Occhi che traboccano di gioia, di giovinezza, quella allegria che scappa per essere immortalata in uno scatto, una vita che si racconta.
Nicoletta esce di casa sabato sera per non farvi più ritorno, viene ritrovato il suo cadavere dopo quattro giorni, uccisa da una coppia di amici.
Una vita che finisce per una mente annientata dall’odio, accecata dal male, fine. Venticinque anni, belle speranze spezzate, squarciati i cuori di una comunità intera, fermi senza battito quelli della famiglia.
Il cielo, ieri, ha consumato la sua pioggia, le pozzanghere di contrada Santo Onofrio hanno ricordato la morte, passata da lì, il sangue, il buio, l’odore di bruciato.


Il dolore non verrà lavato con nessuna pioggia, il lembo di terra dove è stata uccisa Nicoletta accoglierà per sempre quel corpo che chiedeva vita.
La violenza chiama violenza, la banalità del male che diventa ferocia efferata.
E di fronte ad un omicidio così forte da scuotere qualunque coscienza si scatena la gogna mediatica.
Le frasi rivolte ai due assassini, Carmelo e Margareta, sono state le più violente: dalla stessa fine per mano dei detenuti all’uccisione in pubblica piazza.
Forse, la frase di minore impatto è quella che prevede, per loro, di essere sbranati da animali affamati e inferociti. Come affamata di sangue è la piazza dei social.
Un omicidio è punito, come ogni reato, dalla legge. C’è una magistratura e ci sono gli organi inquirenti che hanno gli strumenti per appurare, valutare e condannare.


Quello che nasce sui social ripercorre le tappe di una violenza senza precedenti, quella che si è insinuata e, adesso adagiata nella nostra società. Quella stessa violenza che con viltà colpisce a viso aperto, anche alle spalle, con colpi d’arma appuntita senza lasciare possibilità di difesa.
E’ una trappola mortale, in cui molti, tanti, troppi, sono caduti.


Una via che hanno deciso di percorrere pensando di fare ritorno e invece no: la violenza chiama violenza.
Un processo online, l’odio divampa, si impossessa delle mani e dei cervelli: pena inflitta dai giustizieri del web.
Il fuoco arde, i click sono cibo per la rabbia, una pistola fumante che continuamente spara i suoi colpi.
Fiumi di messaggi scorrono, la violenza non cancella la perdita di una vita che non tornerà a sorridere dentro le mura di casa, con suo fratello, con i genitori.


Nicoletta è stata ritrovata all’alba del 20 marzo, la giornata internazionale della felicità. Quel corpo bruciato, ferito con sei coltellate ha lanciato un messaggio: accarezzate la vita e dondolatevi con pienezza nella meraviglia della dolcezza.