Al tavolo dei rappresentanti delle Regioni, chiamato a decidere le regole sul taglio dei vitalizi agli ex parlamentari, mancava solo la Sicilia. Da Palermo non è andato nessuno a Roma. Eppure adesso scattano poco meno di due mesi di tempo per recepire nell'Isola ciò che è stato comunque deciso.
La Conferenza delle Regioni ha fissato le regole per ridurre gli assegni a tutti gli ex consiglieri regionali d'Italia. Nel caso della Sicilia si parla degli ex deputati all'Ars, visto che qui c'è un Parlamento e non un consiglio regionale.
I documenti stilati a Roma sono due e molto tecnici. Mediamente il taglio che è stato determinato inciderà per il 40% sugli importi attuali. Viene introdotto anche per gli ex parlamentari il metodo di calcolo contributivo, esattamente come accade per ogni lavoratore italiano. Viene introdotto anche un limite base: l'assegno vitalizio non può essere inferiore al doppio della pensione minima erogata dall'Inps, che vale poco più di 500 euro. I grillini calcolano che ogni ex onorevole vedrà così garantito un minimo di circa 1.100 euro al mese. Ma è probabile che quasi tutti gli assegni attuali finiscano per essere molto superiori a questa soglia. Ciò per via di due clausole che la Conferenza delle Regioni ha deciso di introdurre nell'accordo appena siglato. La rideterminazione dei vitalizi attuali che verrà fatta applicando il metodo contributivo sarà aumentata del 18% per tutti. Una sorta di superminimo che anche la Camera e il Senato, i primi a introdurre i tagli, hanno riconosciuto ai loro ex parlamentari.
A questo però ogni Regione potrà aggiungere un altro 26%: non per tutti, solo per rimediare a singole posizioni che risulterebbero particolarmente penalizzate dal taglio.
Secondo un calcolo sommario fatto dagli uffici della presidenza dell'Ars, con le regole in discussione l'assegno vitalizio più alto oggi concesso, quello dell'ex assessore Luciano Ordile, passerebbe da 9.636 a 5.333 euro al mese. L'ex presidente della Regione Mario D'Aquisto passerebbe da 9 mila a circa 1.361. Ciò perché sul calcolo influisce ovviamente il numero di legislature svolte. Il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, da sempre contrario al taglio, ha spesso portato l'esempio di Emanuele Macaluso, padre del Pci in Sicilia, che passerebbe con le nuove regole da circa 6 mila euro al mese a poco più di 800 (a cui aggiungere il superminimo).
Ma il conto dei vitalizi erogati dall'Ars è molto più ampio: oggi sono circa 300, 187 dei quali a ex parlamentari e il resto ai loro eredi. Costano ogni anno circa 19 milioni e per effetto delle norme che stanno per entrare in vigore dovrebbe materializzarsi - calcola il grillino Giancarlo Cancelleri - un risparmio di almeno 7 milioni. In realtà i grillini siciliani avevano presentato una loro proposta, più dura, che però non è mai entrata realmente in votazione. E ora si discute solo del modello delineato a Roma, prima con la norma voluta da Di Maio nella legge di Stabilità e ora con le regole attuative appena decise.
Regole che introducono anche due novità che vanno incontro al ritardo con cui la Sicilia si sta muovendo per adeguarsi: il termine per recepire queste norme è slittato dal 30 aprile al 30 maggio. E l'entrata in vigore viene fissata nei sei mesi successivi, dunque il primo vero assegno tagliato verrà pagato a dicembre.
Ora però bisogna attendere le mosse dell'Ars. Il presidente Miccichè ha scelto di nominare una commissione in cui ogni partito deve essere rappresentato e che dovrà scrivere il testo di recepimento delle norme decise a Roma. Questa commissione non si è mai riunita e fino a mercoledì, data dell'ultima seduta all'Ars, non era nemmeno completa perchè tre partiti - Forza Italia, Pd e Diventerà Bellissima - non avevano indicato i loro componenti. Nel frattempo però sono arrivati i due membri del Pd (Antonello Cracolici e Nello Dipasquale) e ieri anche Diventerà Bellissima ha indicato il proprio capogruppo, Alessandro Aricò.
La commissione dovrà lavorare in fretta. Ma vanno ancora sciolti alcuni dubbi. Il primo riguarda il tipo di votazione che seguirà ai lavori della commissione: ci sarà una legge votata in aula o una (più agile) delibera del consiglio di presidenza? Aricò ieri propendeva per questa seconda linea, anche se altri spingono per il voto in aula.
Un altro ostacolo è dettato dal fatto che sia la redazione del testo che la votazione dovrebbero avvenire nel pieno di due campagne elettorali (per le Europee del 26 maggio e per le Amministrative di fine aprile) quando è prevedibile che l'Ars sia chiusa o quasi.
Per tutti questi motivi Cancelleri ieri è andato subito all'attacco ricordando che la mancata approvazione della norma che taglia i vitalizi produrrebbe una sanzione per la Regione di 70 milioni. Verrebbero meno trasferimenti statali alla Sicilia: «La casta siciliana vuole difendere a tutti i costi il privilegio di pochi, anche al prezzo di un maxi taglio di 70 milioni di euro ai servizi di tutta la collettività? Noi non ci stiamo - avverte Cancelleri - e siamo disposti anche a scendere in piazza perché ciò non avvenga. Sarebbe un abominio, un crimine consumato sulla pelle dei siciliani. I siciliani lo sappiano, qui non è in gioco solo un odioso privilegio, ma anche la qualità della loro vita».