Hanno risposto al giudice delle indagini preliminari Alfio Marco Zappalà e Giuseppe Barcellona, i due carabinieri arrestati martedì con l’accusa, a vario titolo, di rivelazione di notizie riservate e accesso abusivo al sistema informatico. Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere il terzo arrestato, l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, indagato per favoreggiamento alla mafia.
Secondo i magistrati, Barcellona, addetto a trascrivere i contenuti delle intercettazioni disposte nell’ambito della cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro, ha passato a Zappalà, funzionario della Dia di Caltanissetta, un verbale di conversazione tra due indagati in cui si faceva riferimento a dinamiche interne alla famiglia mafiosa di Castelvetrano.
Non è accertato se la fuga di notizie abbia riguardato anche la parte del dialogo relativa a un possibile covo di Messina Denaro. Zappalà a sua volta avrebbe girato l’intercettazione a Vaccarino che l’avrebbe data al boss Vincenzo Santangelo.
Barcellona avrebbe ammesso davanti al gip di avere consegnato al suo ex superiore Zappalà il verbale, sostenendo di averlo fatto perché lui glielo aveva chiesto e pensando che non ci fosse alcuna anomalia.
Zappalà, invece, ha sostenuto di essere stato indirettamente interessato alle indagini sul latitante perché dai pm di Caltanissetta era delegato alle inchieste sulle stragi del ’92 in cui il capomafia è imputato. Versione che non ha convinto i magistrati dal momento che Barcellona non aveva alcun titolo per effettuare le ricerche sul padrino.