Un'altra tragedia familiare a Palermo: marito strangola la moglie e poi si costituisce. Lei era rientrata di notte dal suo lavoro di badante, lui aveva fatto delle carezze, lei lo aveva respinto. Non ci ha visto più e lo ha strangolata. Poi ha tentato di rianimarla, ma la donna era già morta. Allora ha chiamato la polizia: "Venite, ho ucciso mia moglie".
Non avrebbe accettato la decisione della moglie di separarsi. Per questo al culmine di una lite l'ha strangolata per poi consegnarsi alla polizia. Il rifiuto di interrompere la relazione e la gelosia sarebbero dunque alla base dell'ennesimo femminicidio, verificatosi a Palermo. Elvira Bruno di 53 anni, uccisa dal compagno 54enne, Moncef Naili, voleva anche rendersi autonoma con un lavoro.
"Ho strangolato mia moglie, venite a prendermi”. Così Moncef Naili, 54 anni, un cuoco di origini tunisine che da diversi anni vive in Italia, ha confessato in diretta alla polizia l’omicidio della moglie, un nuovo femminicidio.
Una telefonata drammatica al 113, dopo essere rimasto per un paio d’ore accanto al corpo senza vita della donna, Elvira Bruno, di 53 anni. Il delitto è avvenuto a Palermo nell’abitazione della coppia, al primo piano del civico 28, in via Antonino Pecoraro Lombardo, nei pressi della stazione Notarbartolo.
I due coniugi si erano sposati nel 2016, ma dopo poco tempo – come hanno ricostruito gli inquirenti – il matrimonio sarebbe entrato in crisi. Nell’ultimo mese più volte la donna, che aveva iniziato a lavorare come badante, aveva espresso l’intenzione di abbandonare il marito, a causa delle sue continue scenate di gelosia, avviando le pratiche per la separazione.
Questa mattina, intorno alle sette, si è consumato il dramma. L’uomo ha cercato di accarezzare la moglie, che era appena rientrata dal turno di notte come badante, ma quest’ultima ha rifiutato con fermezza le avances. A questo punto il cuoco, che da qualche mese lavorava in modo saltuario in un pub della città, ha perso la testa e ha cominciato a stringerle il collo fino a soffocarla. Quando la donna è stramazzata per terra il marito ha cercato inutilmente di rianimarla, poi le ha nascosto il viso con una coperta e solo intorno alle 10,30 ha chiamato la polizia.
Gli agenti di una volante, subito intervenuti sul luogo del delitto, hanno trovato il cadavere in camera da letto. I sanitari del 118 non hanno potuto fare altro che constatarne la morte per asfissia da strangolamento. Gli investigatori della squadra mobile hanno subito accompagnato in questura l’assassino, che davanti al procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e al pm Federica La Chioma, che coordinano l’inchiesta, ha ribadito la confessione fatta poco prima al telefono.
Gli inquirenti hanno raccolto anche le testimonianze dei parenti di Elvira Bruno, che aveva due figlie da un precedente matrimonio. Una delle due ragazze, che si è presentata questa mattina sul luogo del delitto, è stata interrogata insieme con l’ex marito della vittima; la seconda figlia abita a Milano.
Gli investigatori hanno ascoltato anche i vicini di casa, che hanno raccontato di non avere mai sentito litigare i due coniugi. Nessun intervento della polizia né tanto meno alcuna denuncia presentata dalla donna. Nulla insomma che lasciasse presagire quanto stava per accadere, anche se gli investigatori non credono all’omicidio d’impeto. L’uomo, che non voleva rassegnarsi alla separazione, avrebbe infatti in qualche modo pianificato il delitto.
Moncef Naili è adesso in stato di fermo per omicidio volontario aggravato da motivi abbietti. I graffi sul suo viso dimostrano che la moglie ha tentato disperatamente di difendersi dalla morsa mortale prima di stramazzare per terra.