Resta in carcere Marco Zappalà, l'ufficiale della Dia arrestato due settimane fa dai carabinieri del Ros con l'accusa di rivelazione di segreto d'ufficio e accesso abusivo al sistema informatico. Il tribunale del Riesame, a cui il carabiniere si era rivolto chiedendo la scarcerazione, ha rigettato l'istanza.
Stessa decisione aveva preso la settimana scorsa il gip respingendo la richiesta di revoca della misura.
Zappalà è finito in carcere insieme all'appuntato Giuseppe Barcellona, che è ancora detenuto e aspetta l'udienza davanti al Riesame, e all'ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, accusato di favoreggiamento alla mafia e scarcerato invece dai giudici della Libertà con un provvedimento di cui non si conoscono ancora le motivazioni.
Secondo il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Pierangelo Padova e Francesca Dessì, Barcellona, addetto a trascrivere i contenuti delle intercettazioni disposte nell'ambito della cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro, avrebbe passato a Zappalà un verbale di conversazione tra due indagati in cui si faceva riferimento a dinamiche interne alla famiglia mafiosa di Castelvetrano. Non è accertato se la fuga di notizie abbia riguardato anche la parte del dialogo relativa a un covo di Messina Denaro.
Zappalà a sua volta avrebbe girato l'intercettazione all'ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino che l'avrebbe data al boss Vincenzo Santangelo.
Davanti al gip, Barcellona ha ammesso di avere consegnato al suo ex superiore Zappalà il verbale, sostenendo di averlo fatto perchè lui glielo aveva chiesto e pensando che non ci fosse alcuna anomalia. Zappalà, invece, ha sostenuto di essere stato indirettamente interessato alle indagini sul latitante perchè dai pm di Caltanissetta era delegato alle inchieste sulle stragi del '92 in cui il capomafia e' imputato. Versione che non ha convinto i magistrati.