Prosegue la visita pastorale del vescovo di Trapani nei paesi dell’agroericino. Prima di proseguire l’esperienza “alla ricerca dei volti” nelle comunità di Valderice, mons. Fragnelli ha rivolto un invito alla comunità di Custonaci dove è stato accolto con grande senso di fraternità. Un invito riassunto in tre dimensioni. “
Quando Mons. Plotti mi consegnò il pastorale, il 3 novembre 2013 - ha detto nella celebrazione di chiusura nel Santuario della Madonna di Custonaci - mi disse che la Diocesi attendeva un padre. Camminando in mezzo a voi ho trovato conferma di ciò e ho desiderato diventare sempre più padre dei piccoli e degli anziani, dei giovani e degli adulti. Tanti volti di questo paese e insieme il volto profondo di Custonaci! Sono qui a ringraziare il Signore per aver potuto cogliere tanti aspetti umani e sociali, che ad un incontro frettoloso non si riescono a cogliere; parlo di risorse e anche di limiti. Sono qui a ringraziare per le une e per gli altri: un incontro vero, realistico! Come padre della Diocesi, sento di poter dire che vi amo di più, avendo conosciuto le pieghe intime della vostra umanità e la voglia di crescita che tutti mi avete testimoniato.
La seconda riflessione è collegata con la prima: – ha continuato il vescovo - il padre è essenzialmente colui che è chiamato a portare i figli fuori dal grembo verso orizzonti di crescita e di servizio. È compito del Vescovo indicare a tutti questo dialogo indispensabile tra le radici e l’orizzonte. In particolare devo sottolineare che pensare oggi la nostra comunità nata col Santuario e dal Santuario non è più un fatto scontato. La dimensione civica esige la necessaria autonomia per vivere le leggi proprie della convivenza democratica e della ricerca della giustizia e del bene comune. Dobbiamo vivere il monito evangelico del ‘date a Cesare quello che è di Cesare e date a Dio quello che è di Dio’. Non si tratta di ridimensionare il Santuario, ma, al contrario, di accoglierlo e promuoverlo nella sua autentica dimensione religiosa, che può e deve ispirare il bene dei singoli e della comunità senza confusione e senza manipolazione. Il Santuario non può essere considerato risorsa unica da cui tutto far dipendere: esso rimane il grembo dal quale la Provvidenza ci ha fatto nascere, ma la crescita della comunità ha bisogno di entrare nella storia attuale, globale e pluralistica. Dobbiamo riconoscere che anche i custonacesi non diventano automaticamente religiosi e mariani: anche per loro il percorso di appropriazione e personalizzazione della fede è spesso faticoso e doloroso. La fede adulta deve essere cercata da tutti, anche a Custonaci.
La terza dimensione possiamo riassumerla nella parola pane. Ogni incontro, in questi giorni, è stato una domanda di cibo: materiale e culturale, sociale e spirituale. Spesso ci siamo affidati a una frase del Vangelo letta insieme ai malati o ai bambini. La comunità ecclesiale di Custonaci, Sperone e Purgatorio vuole continuare preparare buon pane per nutrire le nuove generazioni, senza trascurare gli anziani e i malati. Moltiplicate il pane della gioia, non fate mancare il pane della stima reciproca tra tutti gli abitanti del paese pur nella diversità delle opinioni e se necessario cercate la riconciliazione e il perdono. È l’eredità più bella che potete dare ai figli – ha concluso rivolgendosi ai presenti- ricostruire legami di amicizia e collaborazione, anche dopo divisioni e conflitti. Continuate a far crescere il pane della solidarietà verso gli stranieri, singoli e famiglie. Davvero questo paese può essere laboratorio di umanità solidale e fiduciosa, sotto lo sguardo di Maria, sul cui manto fioriscono numerose spighe di grano”.