C'è un'inchiesta, al momento senza indagati, aperta dalla Procura etnea per fare luce su quanto accaduto durante la puntata della trasmissione «Realiti», al suo debutto lo scorso 5 giugno, andata in onda su Rai 2.
Al centro delle indagini affidate alla Polizia Postale ci sono le dichiarazioni di due giovani cantanti neomelodici catanesi. Uno è Leonardo Zappalà, nome d'arte «Scarface», che era ospite in studio e l'altro è Niko Pandetta, detto «Tritolo» nipote del boss ergastolano Salvatore Cappello. Parole di disappunto e oltraggiose nei confronti dei giudici uccisi dalla mafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Titolare del fascicolo é il procuratore aggiunto Carmelo Petralia.
Alla polizia il compito di acquisire i video della trasmissione. Durante la puntata le immagini dei giudici siciliani scorrono sui maxi-schermi. Il conduttore Enrico Lucci chiama l'applauso del pubblico, che arriva, ma uno degli ospiti, il giovane cantante neomelodico Leonardo Zappalà commenta: «Queste persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l'amaro». Ovvero: i giudici uccisi dalla mafia se la sono cercata. Lucci lo riprende subito: «Studia la storia dei grandi siciliani che tra vent'anni sarai una persona migliore».
Pandetta, nipote del boss ergastolano del clan Pillera, aveva invece spiegato di aver finanziato il suo primo cd «con i soldi di una rapina». E nelle ore successive alla puntata, aveva anche minacciato il consigliere regionale campano Francesco Emilio Borrelli mostrando una pistola durante una diretta Facebook.
Nel servizio registrato e andato in onda Pandetta ammette: «Mio zio scrive i testi delle canzoni dal 41bis, il primo cd l'ho finanziato con una rapina». In una canzone dedicata allo zio, il giovane ha scritto un verso nel quale ringrazia il familiare «per quello che hai fatto per me, sei stato la scuola di questa vita e per colpa di questi pentiti stai chiuso lì dentro al 41 bis». I vertici di Viale Mazzini, intanto, hanno aperto un'istruttoria interna. «Direttore di Rete, conduttore, autori sono stati ampiamente sensibilizzati sulla necessità di porre la massima attenzione sulla scelta degli ospiti, delle tematiche e sulla modalità di trattazione di argomenti 'sensibili' - si legge in una nota - in coerenza con quanto ogni giorno la Rai testimonia attraverso programmi, eventi speciali e fiction dedicati alla sensibilizzazione della collettività contro la criminalità organizzata e a sostegno della memoria dei tanti martiri delle mafie. L'Azienda ha avviato un'istruttoria per ricostruire tutti i passaggi della vicenda».
In un video-messaggio social è il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci a condannare quanto accaduto.
«Ormai non ci sorprende più niente. Due giorni fa Rai Due, nel programma ‘Realiti' ha trasmesso un indegno attacco alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non ce lo aspettiamo in generale da qualsiasi televisione, in particolare dal servizio pubblico. Leggerezza? Distrazione? Abbiamo difficoltà a crederlo. Io credo - continua il governatore - che la Sicilia meriti ben altro spazio sulla Rai. E questo a Roma dovrebbero saperlo. Perché abbiamo tanto da offrire. In termini imprenditoriali, di eccellenza, di beni culturali, di beni monumentali, di beni paesaggistici».